Delitto Burgio alla Vucciria, confermate le condanne a Matteo e Giovan Battista Romano
Confermate anche in Appello le sentenze per l’omicidio di Emanuele Burgio, avvenuto la notte del 31 maggio del 2021 alla Vucciria. La seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino (a latere Pietro Pellegrino) ha infatti confermato la sentenza emessa il 9 giugno 2023 dalla Corte di Assise di Palermo, con la quale aveva assolto Domenico Romano (difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo ed Enzo Giambruno), condannando a 18 anni Matteo Romano (difeso dall’avvocato Raffaele Bonsignore),quale autore materiale dell’omicidio del ventiseienne, e Giovan Battista Romano (difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo), che sarebbe stato colui che avrebbe portato la pistola sul luogo del delitto, passandola poi allo zio che sparò all’indirizzo del Burgio al culmine di una animata discussione.
A proporre appello erano stati i Pubblici Ministeri Gaspare Spedale e Giovanni Antoci. L’appello era stato sostenuto dal Pg Sergio Barbiera che aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati alla pena dell’ergastolo. In primo grado erano cadute le aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso, per questo motivo la pena inflitta era stata ridotta di un terzo in virtù della concessione della riduzione prevista per il rito abbreviato al quale gli imputati non erano stati ammessi proprio come conseguenza della contestazione della premeditazione. Matteo e Giovan Battista Romano che non avevano proposto appello.
A pena definitiva godranno dell’ulteriore sconto di un sesto, previsto dalla legge Cartabia, per quegli imputati che a seguito di condanna intervenuta nelle forme del giudizio abbreviato, non presentano impugnazione.
L’omicidio in Vucciria
L’assassinio di Emanuele Burgio si è consumato nella notte del 31 maggio del 2021. Secondo quanto raccontato dall’assolto Domenico Romano, la notte tra domenica 30 e lunedì 31 maggio Emanuele Burgio avrebbe minacciato, insieme ad altre persone armate di mazza, suo figlio e la sua famiglia con la frase “vi scippo la testa e ci gioco a pallone”. Così il fratello, Matteo Romano, sarebbe intervenuto a protezione dei propri parenti, sparando per difenderli e uccidendo il 26enne in via dei Cassari, alla Vucciria. Il Gip, però, non ha considerato attendibile la ricostruzione fornita da Romano. Il profondo astio tra la vittima e i Romano sarebbe nato a seguito di un sinistro stradale apparentemente di poco conto.
A inizio processo, uno dei due condannati Matteo Romano, aveva voluto fare una spontanea dichiarazione. L’uomo si è scusato con la famiglia Burgio per quello che ha fatto, ha confessato di essere impazzito la sera dell’omicidio a seguito della discussione avuta con il 26enne e di non aver capito nulla di quello che stava facendo una volta avuta la pistola in mano. Si era detto “pentito di aver sparato”.