Dal testo definitivo del nuovo Dpcm, stanotte, è magicamente sparito il riferimento ai sindaci, un cambiamento puramente formale. Ma ciò che ha scatenato le proteste è il fatto che la comunicazione del presidente del Consiglio fosse arrivata senza essere stata concordata nel corso dei passati vertici tra governo e amministratori locali.
Ovviamente il sindaco di Messina, Cateno De Luca, non si è fatto sfuggire l’occasione per bacchettare Conte per una lacuna che comunque dovrà essere colmata a livello nazionale per evitare il caos. A chi spetta chiudere le vie o le piazze in caso di situazione a rischio? Ai sindaci, ai prefetti o ai presidenti delle Regioni?
“Dopo quanto assistito ieri dalla premiata ditta Conte, con quanto detto in conferenza stampa poi corretto in nottata, mi rendo conto che siamo in mano a gente che non è in grado di gestire una situazione del genere. Come per le scelte sulla movida, anche quelle sulla scuola mettono in luce un dato: l’imbarazzante improvvisazione”. Lo dice, in un video sul proprio profilo facebook, il primo cittadino di Messina.
“Nei prossimi giorni – prosegue –definiremo un nostro percorso, anche perché da parte del Governo si è già provveduto con tale DPCM a scaricare sui sindaci la responsabilità di scelte che non si è avuto il coraggio di prendere in ambito nazionale. A Messina infatti presenterò una mia ordinanza per cercare di evitare la morte economica prevista dalle nuove disposizioni nazionali”.
“Quella del Governo Conte si chiama istigazione al suicidio economico creata dalla sprovveduta visione del bene comune. Il presidente del Consiglio – conclude il primo cittadino – sta infatti ammazzando la nostra economia, colpendo una parte dei piccoli imprenditori. Ha detto in conferenza stampa che comunque saranno ristorati? Non mi fido. Da sindaco pretendo che tiri fuori i soldi e li trasferisca a tutte le attività che ha chiuso. In città tante di queste sono state da noi aiutati con la Messina Social Card, che a questo punto non esiterò a reintrodurre. Non posso far morire la gente”.
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