“La bambina si chiama Pipitone come me, è mia figlia e me la devono riportare indietro. – Così, durante la trasmissione “Quarto Grado”, Toni Pipitone, il padre non biologico di Denise, che all’epoca dei fatti era sposato con Piera Maggio e viveva con Denise, la piccola scomparsa a Mazara del Vallo l’1 settembre del 2004.
“Sono stato messo in mezzo, perché ero il padre della bambina e perché ero sposato con Piera Maggio. Denise stravedeva per me. Era felice quando la portavo in giro con la macchina decappottabile e la portavo in spiaggia. Abbiamo vissuto dei momenti bellissimi: fino all’ultima notte ha dormito insieme a me. Mi diceva: ‘Papà ti voglio bene, tu non morirai mai e non diventerai mai vecchio’. Non voleva che mi addormentassi prima di lei, perché aveva paura del buio e si spaventava. Come potevo non vederla come mia figlia?“.
“Nella mia mente non esisteva niente del genere. Quel giorno, così come tutti gli altri, sono andato a lavorare. Ho smesso a mezzogiorno e sono andato a casa. In quel periodo lavoravo e studiavo: la sera ero sempre stanchissimo. Io sono tornato a casa alle 12.10 e la stavano già cercando. L’ultima volta è stata vista alle 11.30 circa. Stava giocando con i cugini e i parenti stretti: così mi è stato riferito. Subito abbiamo lanciato l’allarme e sono arrivati i carabinieri. Ho preso la macchina e ho cominciato a girare per Mazara, per cercarla. Andavo in giro a caso, per tutte le strade. All’inizio le piste erano tante. L’hanno cercata nei pozzi, l’hanno cercata tra le famiglie rom, nelle campagne… Sicuramente l’indagine non è stata organizzata nel migliore dei modi.
“Non ho puntato il dito contro nessuno: per me erano tutti sospettati. So solo che Denise mi manca e non so chi sia stato. Quando la ritroveranno, la mia figura di padre dovrà esserci, perché sono stato, e sono, il suo papà. Se conosceva Anna Corona e Jessica Pulizzi? Non lo so“.