Depistaggio Borsellino, presentato ricorso: “Coperti i mandanti esterni”
Il Procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca e il PM Maurizio Bonaccorso hanno depositato i motivi di appello alla sentenza emessa nell’ambito del processo sul cosiddetto depistaggio Borsellino.
La sentenza ha dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio del 1992 costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta. Assolto il terzo imputato, Michele Ribaudo. Tutti erano imputati di calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa Nostra.
“Sentenza da censurare”
“L’impugnata sentenza è certamente da censurare per le conclusioni alle quali è pervenuto il tribunale con riferimento all’accertamento della responsabilità degli imputati per i reati loro ascritti, alla valutazione del ruolo di Arnaldo La Barbera e delle finalità del medesimo perseguite con l’illecita attività di inquinamento probatorio nella conduzione delle indagini sulla strage di via D’Amelio e, infine, alla comunicabilità della circostanza aggravante dell’agevolazione mafiosa degli imputati”, dichiarano i PM.
“Evidenti difficoltà”
I pubblici ministeri parlano di “evidenti difficoltà dei giudici di primo grado nelle operazioni di analisi e valutazione dell’imponente materiale probatorio”. La spia di tale difficoltà “la si ricava, oltre che da un estenuante ricorso al copia e incolla delle precedenti sentenze, da contraddizioni e profili di illogicità che talvolta la motivazione presenta, vizi nel ragionamento conseguenza di una parcellizzazione del quadro probatorio e di una scelta di semplificazione consistente nella adagiarsi alle conclusioni già raggiunte dai giudici del Borsellino quater”.
L’agenda rossa
E ancora: “I comportamenti tenuti dal dirigente della Squadra mobile Arnaldo La Barbera risultano eccessivamente sospetti e inducono ragionevolmente a ipotizzare un ruolo del dottor La Barbera per la sottrazione dell’agenda rossa“. Per la Procura “La chiave di lettura alle incomprensibili condotte e reazioni del dottor La Barbera su questa specifica vicenda allora non può essere altra che quella del mantenimento delle indagini all’interno del ‘perimetro’ mafioso della strage”.
Fonte AffariItaliani.it