In merito al depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che aveva al centro la gestione del pentito Vincenzo Scarantino, la Procura di Messina guidata da Maurizio De Lucia, ha chiesto l’archiviazione. L’inchiesta era nata due anni fa, ed era a carico degli ex pm Carmelo Petralia, oggi procuratore aggiunto a Catania ed Annamaria Palma, attualmente avvocato generale dello Stato a Palermo. Quindi, questo caso che alcune sentenze avevano definito come “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria d’Italia” al momento è destinato a rimanere ancora un mistero.
I due magistrati facevano parte del pool che coordinò l’indagine sull’attentato che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta. A entrambi, a Palma e Petralia, due anni fa venne contestato il reato di concorso in calunnia, aggravato dall’avere favorito Cosa nostra. Questo reato sarebbe avvenuto in concorso con Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, tre poliziotti tuttora sotto processo a Caltanissetta. Secondo le indagini, supportate dal ritrovamento di 19 bobine con strane telefonate, gli ex pm avrebbero depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio, imbeccando tre falsi pentiti, tra cui Vincenzo Scarantino, suggerendo loro di accusare dell’attentato persone ad esso estranee. Questa falsa verità, a cui per anni i giudici hanno creduto, è costata la condanna all’ergastolo a 7 persone.
Le false accuse dei pentiti, che per anni hanno retto a più vagli processuali, sono state smontate dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, ex boss di Brancaccio. Dopo il suo pentimento, i sette, ingiustamente condannati sono stati scarcerati. Dopo questa archiviazione, adesso anche i due pm escono dalle indagini. Il risultato di tutto ciò è che quando sono passati circa 28 anni da quel tragico 19 luglio 1992, restano ancora tante ombre e tanti misteri da chiarire.
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