Digiuno e senza assistenza per cinque giorni in un ospedale di Catania, presentato esposto in Procura
Dopo il grave fatto di malasanità, salita agli onori della cronaca, che ripercorre l’odissea vissuta da un paziente ricoverato presso l’Ospedale Garibaldi Centro di Catania e lasciato cinque giorni in attesa di una Tac con mezzo di contrasto, a digiuno e senza assistenza, la vicenda finisce sul tavolo del Procuratore della Repubblica di Catania.
Ad intervenire sono il Codacons e “l’Associazione Italiana per i diritti del malato e del cittadino- Articolo 32/97” che con un esposto- denuncia chiedono indagini sulla vicenda che ha indignato i cittadini.
Il paziente, infatti, ha raccontato con uno sfogo pubblico quei cinque giorni di inferno trascorsi senza che qualcuno si preoccupasse della sua sofferenza. Stanco dell’attesa, l’uomo, ha deciso di lasciare l’ospedale chiedendo di essere dimesso contro il parere dei medici che gli avevano diagnosticato una polmonite in neoformazione vescicale da operare.
Il Catanese, infatti, lo scorso 8 novembre arrivava al Pronto Soccorso dell’ospedale Garibaldi Centro perché accusava febbre e difficoltà respiratorie. Si sottoponeva a una radiografia al torace e agli esami di laboratorio e l’indomani (il 9 novembre) veniva ricoverato nel reparto di Medicina Interna Area Critica per proseguire il percorso diagnostico e terapeutico. I medici che lo avevano in cura avevano programmato la Tac al torace e all’addome con mezzo di contrasto per il 13 novembre, ma sul paziente diventava impossibile reperire l’accesso venoso periferico. I sanitari così decidevano di inoltrare una richiesta ai colleghi della Rianimazione per posizionare un midline (catetere venoso periferico), ma la richiesta non poteva essere evasa per indisponibilità del personale medico.
All’ospedale Garibaldi – secondo la ricostruzione del paziente – per una polmonite, febbre e dispnea e uno scompenso al cuore, appena trasferito in reparto sarebbero incominciati i guai perché avrebbero cercato di prendergli la vena, senza riuscirci, facendo più di 50 buchi tra gambe, braccia e mani. Disperato, il paziente, avrebbe chiesto l’applicazione di una cannula di accesso venoso dal braccio che si chiama midline.
Per essere sottoposto ad una Tac, quindi, sarebbero trascorsi cinque giorni senza fare alcunché, in attesa di eseguire l’esame con il mezzo di contrasto, lasciando senza mangiare un paziente affetto da tante patologie tra cui il morbo di Crohn, una cardiopatia ischemica cronica, una fibrillazione atriale permanente ed il diabete mellito di tipo 2.
Ebbene, l’episodio, è adesso rimesso alle verifiche della magistratura che è chiamata ad accertare le responsabilità penalmente rilevanti. Ma a tali responsabilità per un episodio che si aggiunge, purtroppo, ai tanti casi di malasanità che negli ultimi tempi siamo costretti a vivere all’interno dei poli ospedalieri italiani, commenta il CODACONS, si sommano le gravi responsabilità di una politica che sembra insensibile di fronte ad una sanità ormai allo sbando.