Disagio giovanile, l’importanza di insegnare a gestire le emozioni

La cronaca cittadina ci riporta ancora una volta una tragica vicenda di disagio giovanile, in cui abusi, violenze e sofferenze si intrecciano, trasformando per sempre la vita di una giovane vittima. Purtroppo, storie come queste stanno diventando sempre più frequenti, riflettendo contesti di grande difficoltà che oggi vivono tantissimi ragazzi, soprattutto adolescenti.

In questo scenario, sempre più si parla di “alfabetizzazione emotiva”, ovvero la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni. Quanto questa può davvero fare davvero la differenza in situazioni simili? Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Concetta Mezzatesta, psicologa e psicoterapeuta.

Emozioni e disagio giovanile

“Molti dei problemi che riscontriamo nei giovani d’oggi sono legati a un disturbo nella gestione delle emozioni,” spiega la Dottoressa. “Siamo figli di una generazione che corre costantemente, che non ha il tempo di fermarsi e insegnare loro quelle competenze emotive di base. Oggi, molti ragazzi non possiedono più una vera e propria alfabetizzazione emotiva e questo ha un impatto devastante sulla loro vita quotidiana. In un mondo dove tutto diventa ‘usa e getta’, dove non c’è tempo per fermarsi a riflettere sulle proprie emozioni, l’empatia e il riconoscimento del dolore altrui vengono sempre più ignorati.”

Uno degli aspetti più preoccupanti è l’alterazione del concetto di “identità”, che può diventare ancora più complesso in contesti di gruppo. “Quando parliamo di violenze di gruppo, come quelle riportate nelle ultime cronache, dobbiamo considerare che l’identità diventa un fenomeno collettivo. La responsabilità non è più dell’individuo, ma del gruppo. Ciò porta a una perdita di razionalità“.

I segnali da non sottovalutare

A cosa dovrebbero prestare attenzione genitori ed educatori? “I ragazzi che vivono momenti difficili tendono a isolarsi, diventando più chiusi, talvolta muti. Non esprimono più le loro emozioni e si rifugiano nel mondo virtuale. Il social, a volte, diventa l’unico canale di comunicazione con l’esterno, e questo è un primo campanello d’allarme.” Un altro segnale riguarda il comportamento scolastico: “La scuola è uno degli ambienti cruciali dove è possibile osservare i cambiamenti nei ragazzi. Se un giovane, che in passato aveva buoni risultati scolastici, comincia a peggiorare, a non rispondere più in modo adeguato alle interrogazioni o a isolarsi dai compagni, è importante prestare attenzione. Spesso, questi cambiamenti nascondono disagi che meritano di essere presi sul serio“.