Disastro funivia: tre arresti per rimozione dolosa sistemi di sicurezza

La procuratrice ha spiegato che gli indagati erano consapevoli che la cabina della funivia viaggiava senza freni dal 26 aprile, giorno della riapertura

funivia

Nella notte c’è stata una svolta clamorosa nelle indagini per la tragedia della funivia del Mottarone. La Procura ha disposto gli arresti del gestore dell’impianto Luigi Nerini, il direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e il responsabile del servizio l’ingegnere Gabriele Tadini. Gli interrogatori disposti dalla procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, si sono susseguiti nella caserma dei carabinieri di Stresa e sono andati avanti a oltranza. Alla fine, nelle prime ore del mattino la decisione dell’arresto. I provvedimenti di fermo ora dovranno essere convalidati dal gip.

SISTEMA DEI FRENI MANOMESSO

La procuratrice alle 4.10 di mattina ha spiegato che gli indagati erano materialmente consapevoli che la cabina viaggiava senza freni dal 26 aprile, giorno della riapertura. Praticamente è stata messa la forchetta, ovvero il dispositivo che consente di disattivare il freno, e non è stata rimossa. L’analisi dei reperti ha permesso agli inquirenti che indagano sull’incidente alla funivia del Mottarone di accertare che «la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso. La procuratrice ha specificato che gli arrestati non hanno rimosso il forchettone. Ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante. «Per evitare disservizi e blocchi della funivia. Il sistema presentava delle anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale con un blocco se non prolungato consistente».