Disastro INPS, già inviate le lettere ai lavoratori: gli devi dare 1.000€ entro febbraio | Hanno sbagliato a fare i conti e noi moriamo di fame
Arriva la brutta sorpresa per moltissimi lavoratori, dovranno restituire indietro i soldi ricevuti
È in arrivo una brutta notizia da parte dell’INPS. L’istituto di previdenza nazionale sta recapitando a molti lavoratori una comunicazione in cui chiede la restituzione di somme elargite. C’è stato un errore e adesso a pagare le spese sarà proprio questa categoria. Molti lavoratori stagionali nel settore turistico, della ristorazione e degli stabilimenti balneari stanno ricevendo dall’INPS una comunicazione inattesa e preoccupante: la richiesta di restituire somme percepite durante il periodo della pandemia come indennità Covid.
Si tratta di un importo di 1.000 euro, erogato nel 2020 a sostegno di coloro che avevano visto drasticamente ridotta la loro attività lavorativa a causa delle restrizioni sanitarie. Una misura che, all’epoca, sembrava una mano tesa in un momento di crisi, si sta ora trasformando in un incubo per molti lavoratori già in difficoltà economiche.
I lavoratori stagionali, già gravemente colpiti durante il periodo pandemico, si ritrovano ora a dover affrontare un’ulteriore difficoltà. Con una scadenza fissata al 1° febbraio 2025, l’INPS richiede la restituzione dei bonus tramite bollettini PagoPa, da pagare in un’unica soluzione.
Questo avviene in un contesto in cui molti di loro, privi di occupazione per la stagione invernale e senza più la Naspi, sono rimasti senza alcuna fonte di reddito. La richiesta arriva come un duro colpo, soprattutto per chi ha già affrontato gravi difficoltà economiche durante la pandemia.
Il bonus stagionali e le sue regole
Il bonus in questione era disciplinato dal DL n. 104 del 14 agosto 2020, convertito nella Legge n. 126 del 13 ottobre 2020, che prevedeva un’indennità onnicomprensiva di 1.000 euro per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali. Per ricevere il bonus, bisognava soddisfare requisiti specifici, come aver cessato involontariamente un rapporto di lavoro tra il 1° gennaio 2019 e il 17 marzo 2020 e non percepire la Naspi o altri redditi da lavoro dipendente al 15 agosto 2020. In teoria, l’INPS avrebbe dovuto verificare d’ufficio la sussistenza dei requisiti per l’erogazione.
Il nodo della questione risiede nelle verifiche effettuate dall’INPS al momento dell’erogazione. Nonostante fosse stato stabilito che l’istituto avrebbe controllato automaticamente i requisiti, in molti casi i bonus sono stati concessi anche a chi non ne aveva diritto. Ad esempio, alcune richieste di restituzione derivano dal fatto che i beneficiari risultavano essere titolari di rapporti di lavoro al 15 agosto 2020, in violazione delle regole previste. Questo evidenzia gravi lacune nei controlli iniziali, che ora ricadono ingiustamente sui lavoratori.
Il peso di un errore amministrativo
La richiesta di restituzione arriva come conseguenza di errori amministrativi che non possono essere attribuiti ai beneficiari. L’INPS aveva garantito che avrebbe verificato la regolarità delle richieste, ma qualcosa evidentemente non ha funzionato. Questo ha portato molte persone a ricevere indebitamente il bonus, senza esserne consapevoli. Ora, dopo anni, queste stesse persone si trovano a dover affrontare una restituzione forzata, spesso impossibile da sostenere per chi è già in una situazione di precarietà economica.
Molti lavoratori stagionali stanno chiedendo all’INPS di rivedere le modalità di restituzione, proponendo rateizzazioni o l’annullamento delle richieste in caso di errori palesi. La vicenda, oltre a mettere in luce problemi di gestione amministrativa, solleva questioni etiche, poiché colpisce una categoria che è stata tra le più penalizzate durante la pandemia. Resta da vedere se le istituzioni saranno disposte a intervenire per correggere le disfunzioni e tutelare i lavoratori, evitando che un aiuto emergenziale si trasformi in un ulteriore peso insostenibile.