Docenti di sostegno: “Specializzati all’estero ci superano ingiustamente”

Il 17 agosto 2021 il TAR Sicilia ha consentito a chi si è specializzato su sostegno all’estero di inserirsi in prima fascia nelle graduatorie provinciali a prescindere dal possesso del decreto di riconoscimento del MIUR del loro titolo di specializzazione. Una decisione “ingiusta e priva di ogni buonsenso”, secondo il Coordinamento nazionale specializzandi TFA VI ciclo

L’inizio delle lezioni è ormai alle porte, ma le situazioni problematiche per i docenti della Scuola italiana non mancano mai. A sollevare una di queste è il Coordinamento nazionale specializzandi TFA VI ciclo, che fa riferimento, in particolare, al conseguimento della specializzazione su sostegno all’estero.

Il 17 agosto 2021 il TAR Sicilia ha infatti consentito ai detentori di tali titoli di inserirsi in prima fascia nelle graduatorie provinciali a prescindere dal possesso del decreto di riconoscimento del MIUR del loro titolo di specializzazione. Una decisione “ingiusta e priva di ogni buonsenso”, secondo il Coordinamento, ma per capire il perchè bisogna comprendere cosa il Ministero aveva precedentemente stabilito.

Il Decreto 51 del 3 Marzo 2021

“Quest’anno ci sentivamo al sicuro per quanto concerne il titolo estero, perchè c’è stato il decreto del Miur a marzo che riconosceva il titolo ma solo con la dichiarazione di riconoscimento in Italia da parte della Direzione generale del Personale Scolastico. Questo deve fare un’apposita procedura di verifica dei titoli”. A spiegarlo a Palermo Live è la professoressa Angela Anzalone, membro insieme alla professoressa Ylenia Ciarma e ad altri docenti del Comitato nazionale specializzandi TFA VI ciclo.

La costituzione delle graduatorie provinciali per le supplenze e delle graduatorie di istituto su posto comune e di sostegno è disciplinata dall’ordinanza ministeriale 60/2020. Tale ordinanza aveva consentito l’inserimento in graduatoria ai possessori di specializzazione conseguita all’estero con riserva. Ciò avveniva infatti in attesa del riconoscimento del titolo, previa presentazione da parte del possessore di istanza di riconoscimento alla Direzione generale del Personale Scolastico.

Successivamente, però, il Decreto 51 del 3 Marzo 2021 ha previsto l’impossibilità di inserimento con riserva negli elenchi aggiuntivi alle GPS (graduatorie provinciali) I fascia, per chi – in possesso del titolo estero da luglio 2021 – è in attesa del riconoscimento dello stesso da parte del Ministero. Pertanto, solo chi aveva ottenuto tale riconoscimento entro il 31 luglio 2021 avrebbe potuto regolarmente iscriversi nelle GPS.

La decisione del Tar

La decisione del Tar Sicilia dunque va in direzione diametralmente opposta al decreto del Miur. In Sicilia sono oltre 600 gli insegnanti con specializzazione estera inseriti con riserva nella prima fascia. Più di 400 sono nella sola provincia di Palermo.

Una situazione poco chiara

In Italia il titolo di specializzazione su sostegno è frutto di un articolato percorso. “In Italia il Tfa si fa con un vero e proprio concorso, come abbiamo fatto noi l’anno scorso, e ogni anno è sempre così”, spiega la professoressa Anzalone. “C’è un iter che sicuramente non è facile, a partire dalla preselettiva che opera una forte scrematura. Tra l’altro, la partecipazione è a pagamento ed è l’inizio di un costo che poi sarà sostenuto qualora si accedesse al corso. A Palermo costa circa 3.700 euro”.

La situazione attuale di questi docenti appare abbastanza confusa. Mentre l’equiparazione dei titoli li pone in graduatoria, magari anche più indietro, insieme a chi ha conseguito all’estero la specializzazione, ci sono province dove ciò non è avvenuto. “L’Usr di Trapani seguendo il decreto e non la cautelare del TAR, non ha inserito con riserva chi non ha il riconoscimento del titolo estero. Ogni provincia fa quello che vuole, ci sono province con iscritti con riserva, e altre no”.

Il titolo conseguito all’estero

Dubbi vengono inoltre avanzati sul valore del titolo conseguito all’estero. In una note del Coordinamento si legge: “In questa delicata fase di inserimento nelle graduatorie provinciali l’equiparazione legale del titolo di specializzazione sul sostegno conseguito all’estero “troppo facilmente”, in alcuni paesi europei come la Spagna e la Romania, è davvero da ritenersi ingiusta e priva di ogni buon senso”.

“I requisiti per ottenere tale titolo sono di fatto ben lontani da quelli previsti in Italia”, spiegano i docenti del Coordinamento, sottolineando che in Italia gli aspiranti insegnanti di sostegno devono affrontare una selezione piuttosto complessa. Le tre prove (preselettiva, scritto e orale) riducono l’elevato numero di partecipanti in poche centinaia che hanno poi accesso al corso. Questo deve avere durata non inferiore ad otto mesi e include esami universitari, tesine, progetto di tirocinio, tesi finale. Il tirocinio deve comporsi almeno di 150 ore a scuola. Il costo presso gli atenei varia dai 3000 ai 4000 euro.

Per conseguire il titolo all’estero – riferisce invece il Coordinamento – il percorso è meno arduo, non prevedendo neanche le prove preselettive. “Si tenga presente che in Romania non esiste la figura dell’insegnante di sostegno”, spiegano i docenti; dunque anche l’effettivo svolgimento del tirocinio pare poco realistico. “In virtù dei principi di ragionevolezza, buon andamento e parità di trattamento, non può ritenersi equivalente alla Specializzazione italiana un corso sostenuto all’estero in pochi mesi, in modalità interamente telematica, con dubbio ottenimento della certificazione linguistica del paese di riferimento, l’assenza del tirocinio diretto e la mancanza degli esami da sostenere in itinere”. Così dichiara il Coordinamento.

Dopo la prima udienza del Tar, una seconda è ora prevista per il mese di ottobre. Dunque, ancora una volta i docenti e le loro famiglie aspettano di sapere quale sarà il destino che li attende.