Docenti, ricercatori, ata e cittadini palermitani in sciopero davanti alla Prefettura

Emergenza salariale, precariato, dimensionamento scolastico, autonomia differenziata. Sono questi i temi dello sciopero nazionale del comparto istruzione e ricerca indetto per oggi dalla Flc Cgil nazionale, che a Palermo stamani ha visto manifestare docenti, ricercatori, personale ata e cittadini davanti la sede della Prefettura.

“Torniamo a Palermo dopo quasi un anno – dichiara Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia – perché l’ultimo sciopero è stato il 17 novembre dello scorso anno, con le stesse motivazioni, le stesse rivendicazioni che noi portiamo avanti da tempo e che riguardano quelle criticità che purtroppo permangono, come il problema dell’emergenza salariale. Abbiamo gli stipendi più bassi non soltanto rispetto alla media europea, ma anche rispetto alla media della pubblica amministrazione, sebbene la scuola abbia il più alto numero di laureati”.

“C’è il problema – aggiunge – dell’emergenza del precariato. In Italia, abbiamo 250.000 precari e invece questo governo continua a fare dei concorsi per immettere in ruolo persone che già hanno superato tutti i concorsi degli anni precedenti. Quindi, chiediamo un piano straordinario di stabilizzazione di questi lavoratori. Poi c’è anche la questione del dimensionamento scolastico. Noi, nel giro di tre anni, perdiamo in Sicilia ben 107 scuole. Potete immaginare quali sono gli effetti di ricaduta negativi nella nostra regione, ma soprattutto nelle aree interne, nelle piccole isole. Poi c’è anche la questione legata all’autonomia differenziata. Abbiamo raccolto 1.300.000 firme. È un primo step per portare ad aprile il 50% più 1 dell’elettorato, per far sì che questa legge venga abrogata”.”Noi siamo oggi in piazza e ci stiamo mobilitando – dichiara Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia – perché questo Paese dimostra di non voler investire sul futuro. Perché quando si propone un contratto rinnovato sul 5%, quando vi è una crescita dell’inflazione del 17% e quindi significa far perdere agli insegnanti di questo Paese un potere d’acquisto di circa il 12%, è un fatto grave e inaccettabile. Se questo lo sommiamo al fatto che ci sono oggi 250.000 lavoratori e lavoratrici del settore in condizioni di precarietà e di questi circa 20.000 in Sicilia. Quando si tagliano gli organici, quando si disinveste nell’istruzione, nella cultura, nella formazione, nell’università, per non parlare della condizione in cui versa il nostro patrimonio scolastico, allora è del tutto evidente che non si vuole investire sul futuro. Per questo oggi noi siamo in piazza, per questo noi stiamo mettendo in campo una mobilitazione che appartiene allo sciopero di oggi, ma che culminerà nello sciopero generale del 29, per voler rimettere al centro di questo nostro Paese non soltanto una politica economica e fiscale più equa più giusta, una giusta previdenza, ma soprattutto appunto investire sul futuro e investire nel futuro significa investire nell’istruzione, nella formazione e nella cultura”.