A Carnevale, ogni dolce vale. Come ogni ricorrenza che si festeggi, anche il Carnevale in Sicilia ha i suoi dolci tipici.
Il Carnevale si festeggia nel periodo invernale e, nei paesi di origine cattolica, precede la Quaresima, i quaranta giorni di penitenza che prima delle festività pasquali. Questa festività, in passato, era dedicata alla fecondità della terra che, dopo il riposo invernale, si risvegliava. Ancora oggi, però, non si sa da dove ha avuto origine la parola Carnevale. Alcuni attribuiscono la sua origine all’espressione latina car navalis, il rito della nave sacra portata in processione su un carro. Per altri, invece, significa carnes levare, togliere la carne, o carne vale, carne, addio. Seguendo questo ultimo significato, si allude ai digiuni quaresimali, dato che il Carnevale si conclude con il martedì grasso, il giorno che precede, nei paesi cattolici, il mercoledì delle Ceneri.
A Carnevale, sono numerosi i dolci che si possono trovare in giro per la Sicilia. A base di farina e fritte, sono tante le ricette che si possono preparare in casa: le chiacchiere, la pignoccata, le cassatelle, la pasta siringata, le sfinci.
Conosciute come “i chiacchiri”, le chiacchiere sono il dolce di carnevale più conosciuto. Si tratta di un dolcetto molto friabile, dalla forma rettangolare con i bordi leggermente rondellati e due tagli centrali. Fritte in abbondante olio e servite fredde, la versione classica delle chiacchiere è servita con una spolverata di zucchero a velo. Oggi, per, si trovano anche ricoperte di miele, cacao, bagnate da liquore o servite ripiene di crema di nocciola o di pistacchio. Si mantengono fresche per settimane se conservate in un luogo fresco e asciutto, ben chiuse in un contenitore ermetico.
La pignoccata, in siciliano “a pagnuccata”, è un dolce tipico di carnevale che prende il nome dalla sua forma, che ricorda una pigna. Preparato con un impasto a base di farina, tuorli, zucchero ed un pizzico di sale, il composto è tagliato in piccoli tocchetti di forma tondeggiante, fritti poi nella sugna bollente. Questi, poi, sono sgocciolati, decorati con il miele, spolverati con la cannella e sovrapposti in maniera tale da assumere la forma di una pigna.
Ripiene di ricotta, le cassatelle erano conosciute già nel XVIII secolo nell’area di Calatafimi e Segesta, dove presumibilmente hanno avuto origine, per poi diffondersi in tutta l’Isola. A forma di mezzaluna, sono ripiene di ricotta dolce, gocce di cioccolato, fritte in olio bollente e ricoperte di zucchero e un pizzico di canella. Oggi sono inserite nella lista del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che li identifica come Prodotto Agroalimentare Tradizionale d’Italia.
La pasta siringata è un dolce povero, tipico della zona di Barrafranca (EN), fatto con pochi ingredienti: farina, acqua, uova, zucchero, strutto e miele. Simile ai churros spagnoli, prende il nome proprio dalla strumento usato per realizzarlo, la siringa per pasticcieri, che ne da la forma. Per essere pienamente apprezzato, deve essere consumato appena pronto o comunque a distanza di poche ore dalla sua preparazione.
Infine, le sfinci sono il dolce siciliano, simile a una frittella molto voluminosa, fatto di una pasta morbida realizzata con acqua, strutto, sale, uova, e farina. Fritte in padella, sono poi farcite con crema di ricotta, pezzetti di cioccolato e zuccata; infine sono guarnite da scorza d’arancia candita e granella di pistacchi.
Il nome sfincia deriva dal latino spongia, che significa “spugna”, che ne ricorda la sua estrema morbidezza. A trasformare questa semplice frittella in un dolce, con l’aggiunta della ricotta, furono le suore del monastero delle Stimmate di San Francesco, che si trovava anticamente in piazza delle Stigmate, a Palermo.
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