Domani i locali riaprono, ma il movimento dei ristoratori vuole risposte

A pochissime ore dalla riapertura di bar e ristoranti, ci sono ancora troppe incertezze e paure, sia per i lavoratori che per i clienti. Ieri M.I.O. ha manifestato chiedendo spiegazioni

Nella giornata di ieri, nella Piazza del Teatro Massimo di Palermo, si è svolta la manifestazione di M.I.O. (Movimento Imprese Ospitalità) alle ore 19:00 contemporaneamente ad altre 19 piazze d’Italia, da Nord a Sud.
La manifestazione assolutamente pacifica è stata nel pieno rispetto delle distanze interpersonali.

Salvatore Longo, ristoratore e organizzatore dell’evento M.I.O. a Palermo parla ai microfoni di Palermo Live “Vogliamo arrivare a chi si occupa dei D.P.C.M. perché mentre loro scrivono e litigano a noi arrivano gli sfratti”.

I locali sono stati chiusi già all’inizio di marzo, ancora prima della quarantena ufficiale, in quanto il timore della gente iniziava a chiudere le porte della movida, proprio a causa delle prime notizie sul coronavirus.

Ma adesso hotel, ristoranti, pub, a due giorni dalla nuova “fase 2.1.” , hanno ancora bisogno di risposte certe. L’apertura di lunedì 18 maggio è troppo vicina ma troppo distante dalle sicurezze che chiedono fermamente i lavoratori.
In questi mesi noi abbiamo solo perso, come riusciremo a riaprire? – continua Longo – Molti di noi ad esempio hanno già chiuso perché sanno che purtroppo non riusciranno a continuare anche nel periodo post covid-19. .

Sembra che il virus si trasmetta a distanze diverse in base alla località: 9m di distanze nei lidi balneari, in alcuni ristoranti 4m, altri due. Poi però sempre secondo il D.P.C.M. ci si può vedere in casa. “Da dove dovremmo iniziare dato che le linee guida non sono chiare e adeguate per tutti?” si chiede Salvatore Longo, rappresentando i forti dubbi dei suoi colleghi.

Questa è un’incoerenza che chi deve portare il pane a casa, non può sottovalutare.

Ma cosa altrettanto grave è stato il terrorismo mediatico fatto in questi mesi nei confronti dei ristoratori, indicandoli come untori e approfittatori.
“Veniamo accusati di essere evasori fiscali – commenta Longo – ma non è così. Certamente ci sono quelli disonesti, come in qualsiasi campo lavorativo, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio perché ci sono tante persone che hanno sempre fatturato tutto ma non ricevono i diritti che meritano e vengono screditati. Le persone sono ancora terrorizzate a causa del terrorismo mediatico degli scorsi mesi. Ora noi non sappiamo più cosa fare. Noi sì che vogliamo aprire al più presto ma secondo delle più specifiche norme. Calcoliamo che domani soltanto il 30% riaprirà”.
Le direttive sono così poco specifiche che gli articoli sono scritti al condizionale e quindi, liberi ad interpretazione, mettendo a rischio i clienti e incombendo in sanzioni.

In conclusione, Salvatore Longo cita due punti fondamentali:
Il governo nazionale insieme alle regioni dovrebbero riflettere e mettere in tavola due possibili considerazioni: o che le nostre attività sono incompatibili con le norme anti covid e che quindi venga dichiarato lo stato di crisi per il settore equiparandolo ad una calamità, oppure darci più tempo e più certezze aiutandoci anche economicamente, che sia un prestito o meno, perché, come ha detto Alessio Villarosa, sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, di 100miliardi alle imprese ne sono stati erogati solo 3,5. Soltanto coesi, potremo riaprire tutti più serenamente, anche se nel mese di giugno”.

LE IMMAGINI VIDEO DELLA PROTESTA