Don Pino Puglisi, 29 anni dalla morte del Beato che lottò contro la mafia

Tra le iniziative in sua memoria, si terrà oggi pomeriggio, alle 18, la celebrazione per l’inizio dell’Anno Pastorale nella Cattedrale di Palermo

Don Pino Puglisi

Sono passati ventinove anni da quella sera del 15 settembre 1993 in cui Don Pino Puglisi venne ucciso da Cosa Nostra. Oggi Beato, il prete di Brancaccio che si oppose al sistema mafioso morì nel giorno del suo 56esimo compleanno. Oggi Palermo non può non ricordare il suo sacrificio e i suoi valori, che hanno lasciato un profondo segno nella sua storia. 

Parroco presso la Chiesa di San Gaetano, Don Pino Puglisi fu ucciso da Salvatore Grigoli. Nel 1997, dopo l’arresto, il killer confessò 46 omicidi, tra cui quello del sacerdote. Il 25 maggio del 2013 Don Pino Puglisi è stato proclamato Beato.

Tra le iniziative in sua memoria, si terrà oggi pomeriggio, alle 18, la celebrazione per l’inizio dell’Anno Pastorale nella Cattedrale di Palermo. Presiederà l’Arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice. La celebrazione vedrà la partecipazione degli insegnanti di religione e delle altre discipline delle scuole delll’Arcidiocesi e dei docenti della Scuola Teologica di Base. Contestualmente sarà consegnata la Lettera dell’Arcivescovo “Fino al compimento dell’amore” per l’apertura del XXX Anniversario dell’uccisione del Beato Giuseppe Puglisi (1993-2023).

LA LETTERA

“Mi rivolgo a voi, grande comunità di uomini e donne che la storia ha posto sui solchi dolorosi ma fecondi scavati dalle orme di decine di martiri, i martiri della spietata violenza generata dalla sopraffazione della cultura mafiosa. Oggi varchiamo insieme la soglia del trentesimo anno dall’uccisione del Beato Padre Pino Puglisi e camminando ancora lungo quei solchi che il tempo non ha eroso né inaridito, ne ammiriamo i frutti, che siamo noi stessi, noi che tanto desideriamo vivere nel mondo come umili testimoni dell’esempio che abbiamo ricevuto e abbiamo accolto”. Così recita la lettera dell’Arcivescovo di Palermo.

“Trent’anni dopo, il martire Giuseppe Puglisi continua ad accompagnare la sua e nostra Chiesa. Egli è ciò che la Chiesa deve essere, la conferma nel dono dello Spirito”.

“I martiri sono coloro che rinnovano con la propria vita l’annuncio del Regno, il segno grande dell’amore che feconda il mondo, per donare nuovamente a Dio gli spazi dell’esistenza attraverso sguardi trasfigurati, rivolti all’ ‘eminente dignità dei poverì (Jacques Bènigne Bossuet) e dei sofferenti”.

“DON PINO PUGLISI, UNO DI NOI”

“A lungo Don Pino aveva cercato le strade per aiutare l’uomo – continua la lettera -. E alla fine era ritornato all’inizio, al principio: alla Parola di Dio e alla vita consegnata ai fratelli: ‘Vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero (2Tm 4,5). Uno di noi, Don Pino, impegnato lungo le strade della vita a sopportare le sofferenze sue e dei fratelli, impegnato sulle strade della città ad adempiere con umiltà il suo ministero”.

“Non posso non ricordare a me stesso e a tutti noi – prosegue l’Arcivescovo – che in questo stesso giorno, quattro anni fa, Papa Francesco è venuto a inaugurare idealmente il nostro metterci in cammino sui passi di Padre Pino. Lo ha fatto venendo a visitare le case di Brancaccio e indicandoci subito la sedia rotta nella saletta del nostro Beato: continua a dirci, Padre Pino, che il luogo in cui dobbiamo collocarci non è una poltrona, non è una stanza chiusa, ma è fuori, tra le strade, là dove gli uomini costruiscono la storia, affinché sia una storia pienamente umana, secondo il desiderio di Dio”.

“Continua a dirci, Don Pino, che scoprire la gioia di questa fatica, la gioia della condivisione di questi passi, anche quando sono sofferti, e di questo pane, anche quando è misero, è ciò che scatena la ribellione del male che vuole invece, per il pane, mettere gli uomini l’uno contro l’altro: l’uno pronto ad usare l’altro, a distruggere l’altro, a praticare la fallace arroganza del dare la vita e la morte all’altro. Il male prova a blandirci, a insinuarci il dubbio che sarà questo a renderci felici: la mafia è stata ed è per la nostra Palermo, la più grande illusione di felicità. Ma noi che abbiamo conosciuto Padre Pino, sappiamo distinguere ciò che è vero da ciò che è illusorio, sappiamo che la vera felicità sta nel riconoscerci per quello che siamo: fratelli, umani tra umani, creature che nessun avere o potere renderà creatori”.

“Padre Pino Puglisi e con lui tutti i martiri della mafia in questa nostra città, in questa nostra diocesi, sono un dono per noi: intonano con gioia per l’intera umanità il canto nuovo – attorno al trono dell’Agnello -, il canto della Pasqua, che nasce dalla certezza che ogni vittima per amore vincerà sul male e sulla morte e ogni piccolo, ogni povero erediterà il regno dei cieli”. Così conclude monsignor Corrado Lorefice.

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