Vladimir Putin la mattina del 24 febbraio ha annunciato alla tv russa che in Ucraina era iniziata una “operazione militare speciale”. Il presidente della Russia, mentre partivano i primi missili, ha lasciato intendere che sarebbe stata una guerra lampo. Una faccenda da sbrigare in pochi giorni. E, inizialmente, anche il mondo temeva di vedere Kiev distrutta dai bombardamenti in pochi giorni, o addirittura poche ore. Adesso che è passato un mese, si comincia a capire che il Cremlino non ha tenuto conto di tanti importanti fattori. Con la conseguenza che si è creata una condizione di equilibrio precario da cui non emerge, al momento, nessun vincitore. La dura risposta del mondo occidentale, la disorganizzazione interna, impensabile per una grande potenza, e la non prevista coraggiosa resistenza degli ucraini, potrebbe anche costringere Putin ad una umiliante ritirata. Ancora una volta Davide potrebbe sconfiggere Golia.
Come riportato da Adnkronos, c’è stata una talpa dell’Agenzia di intelligence Fsb, il servizio federale per la sicurezza russo, che ha svelato le falle nei piani della Russia. Secondo quanto ha riferito, Mosca si aspettava di vedere il proprio esercito accolto dagli ucraini desiderosi di essere liberati. Migliaia di civili si sarebbero dovuti riversare nelle piazze per protestare contro il governo, altrettanti avrebbero dovuto imbracciare le armi per combattere al fianco dei russi. Un grave errore di valutazione, perché così non è stato. Ed anzi l’invasione ha portato in Ucraina una vera e propria ondata di ritrovato patriottismo, e addirittura le minoranze russofone hanno iniziato a condannare gli atti di Vladimir Putin. In particolare dopo che l’esercito, ben lontano da prendere la capitale e rovesciare il governo, ha iniziato a colpire anche obiettivi civili.
Ma oltre alla mancata risposta dell’opinione pubblica ucraina, non c’è stato neppure il supporto della classe dirigente amica del Cremlino. Avrebbe dovuto convincere la popolazione a piegarsi a Putin, e salire al potere dopo la prevista fuga di Volodymyr Zelensky. E invece così non è stato, visto che l’ex comico, al contrario delle aspettative di Vladimir Putin, non è scappato all’estero. Anzi ha dato segnali forti per tenere unito il Paese già dalle prime ore dei bombardamenti, ha organizzato una efficientissima resistenza. E quindi nelle ultime due settimane i racconti dalla guerra in Ucraina si sono riempiti di immagini di carri armati russi abbandonati e distrutti ai lati della strada, di resoconti sulle città ucraine che respingono le forze nemiche, di notizie di migliaia di soldati russi uccisi nei combattimenti, e in generale di un’offensiva militare in grande difficoltà.
La debolezza più riconoscibile e immediata della Russia, e infatti apparsa evidente già durante i primi giorni di guerra, è stata l’ampia presenza nell’esercito di coscritti e riservisti, spesso giovanissimi e senza esperienza. Soldati russi fatti prigionieri dagli ucraini hanno raccontato di non essere stati informati sull’importanza della loro missione, e alcuni hanno addirittura sostenuto di avere creduto che l’operazione militare fosse in realtà un’esercitazione. I soldati ammassati al confine non sapevano quello che stava per succedere. Che stavano cioè per iniziare una invasione con mezzi non sottoposti alla necessaria manutenzione, e con pneumatici e cingoli di bassa qualità. E giorno dopo giorno si sono poi trovati di fronte a una resistenza inaspettata e tenace.
Per come stanno le cose a un mese dall’inizio del conflitto, sembrerebbe chiaro che la Russia non vincerà la guerra. O se lo farà, dovrà mettere nel conto la perdita di un quantitativo enorme di vite umane, pesantissime conseguenze economiche. Macchiando la propria reputazione per sempre. Purtroppo c’è il pericolo che Vladimir Putin trovandosi con le spalle al muro, possa ricorrere ad azioni folli, come l’uso di armi nucleari. Ma potrebbe anche essere possibile che il malcontento tra la popolazione e la classe dirigente possa anche portare a un colpo di stato in Russia. Difficile oggi prevedere come finirà questa guerra in Ucraina. Rimane la speranza, attualmente non supportata dai fatti e dalle circostanze, che possa tornare presto la pace.