Gli amanti – o amatori – del calcetto possono continuare ad alimentare la speranza dello sfogo settimanale. Probabilmente la possibilità di tornare a giocare non è del tutto inibita. Anzi.
«Questo DPCM è un aborto, non ho paura a dirlo!». E’ un fiume in piena Rosario Vadalà, pioniere di Feder Impianti Sportivi (Fis), che oggi pomeriggio ha criticato nella diretta all’interno della pagina facebook dell’ente l’ultimo decreto emanato dall’esecutivo Conte in materia di stop al mondo sportivo amatoriale.
«Vogliamo il rispetto delle nostre attività», esclama Vadalà, tracciando la sua ricetta interpretativa per aggirare l’ostacolo normativo. «E’ evidente che il problema del Covid sia l’amatore», continua sarcasticamente, «però il banchetto di 30 persone in 100 mq al chiuso si può fare ed è concesso».
Cinquanta minuti di monologo riassunti in alcuni passaggi chiave. Tema, o per meglio dire: soluzione? Le associazioni sportive dilettantistiche – o SSD – possono essere la chiave di volta per l’attività amatoriale preferita dagli italiani, autorizzate a svolgere attività sportive agonistiche e di base purché iscritte al registro del Coni ed affiliate a federazioni o enti di promozione sportiva che impongano un protocollo anti Covid.
L’annunciata crisi per i gestori di impianti sportivi, penalizzati in toto dal nuovo decreto emanato dal premier Conte, potrebbe essere scongiurata da questa scappatoia.
«A questo punto posso dare in affitto i campi all’associazione sportiva». E dunque l’ipotesi più scontata.
Un’induzione alla costituzione di associazioni sportive, all’interno dello stesso impianto sportivo, o attraverso gruppi di persone che puntualmente affittano i campi. Proprio perché chi gestisce gli impianti sportivi è una persona giuridica con partita iva e dunque estromessa dal novero delle ultime disposizioni governative.
E quindi la creazione di un’associazione sportiva consentirebbe di tesserare tutti gli scapoli e ammogliati, come definiti crudamente da un’utente tra i commenti del video, ed il gioco sarebbe bello che fatto. Naturalmente rispettando ed osservando tutte le regole elementari ed i protocolli antiCovid, come la sanificazione degli impianti, il controllo della temperatura, l’utilizzo della mascherina prima e dopo l’attività sportiva.
«Riconoscere alle associazioni sportive di avere la capacità del rispetto dei protocolli di riferimento mentre tale capacità non viene attribuita ai gestori degli impianti sportivi, è mortificante!», chiosa il presidente della Fis.
«Noi rivendichiamo questa capacità e sollecitiamo il Governo a ritirare o comunque modificare questo DPCM. Semmai suggeriamo di eseguire i controlli preposti».
Poi, nel finale, spazio ai commenti, precisando ad uno spettatore interessato: «Il mio non è un intervento per capire come si può aggirare il sistema, bensì una constatazione di ciò che recita il decreto, cosa permette realizzare e cosa non si può fare».
Un altro utente, probabilmente anch’egli un gestore d’impianti sportivi, afferma: «Siamo stati l’ultima categoria (a giugno, ndr) a riaprire e la prima a chiudere nuovamente… se ci vogliono morti lo dicano prima». «Non ce lo stanno dicendo, lo stanno dimostrando», replica seccamente Vadalà.
Il nuovo Dpcm del Governo Conte vieta «tutte le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto aventi carattere amatoriale», ma non se svolte da chi fa parte di «associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI)». Calcetto, basket, rugby e tutti gli altri sport di contatto sono quindi vietati se svolti in modo occasionale.
Le associazioni e società sportive dilettantistiche sono tutte quelle che svolgono attività sportiva in maniera continuativa e che hanno intenzione di partecipare a gare o competizioni. Per affiliarsi al CONI, prima devono essere iscritte a un ente di promozione sportiva (CSI, OPES, UISP e così via) o a una Federazione Sportiva riconosciuta dal CONI: solo allora potranno essere iscritte nel relativo registro. Con questo passaggio si riconosce che la loro attività sportiva è continuativa e importante per il movimento sportivo italiano nel suo complesso.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso 13 ottobre (art. 1 comma 6 lettera g) vieta tutte le attività di contatto sportive a livello amatoriale.
«… Lo svolgimento degli sport di contatto … è consentito, da parte delle società professionistiche e – a livello sia agonistico che di base – dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciuta dal CONI, dal Comitato italiano paralimpico (CIP), nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali … ed enti di promozione sportiva … sono invece vietate tutte le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto … aventi carattere amatoriale …». Tra queste, dunque, rientrerebbe il calcetto.