Nel pomeriggio di ieri 16 settembre c’è stata quella che potrebbe essere l’ultima conferenza stampa di Mario Draghi come presidente del Consiglio. Nel presentare il nuovo decreto Aiuti, ha fatto il quadro della situazione del Paese e, pur restando al di sopra della campagna elettorale e non facendo nomi, ha mandato qualche “messaggio” ad alcuni partiti e si è tolto qualche “sassolino”. Il primo è stato un netto “no” ad un suo ritorno a Palazzo Chigi. Bastonando così Renzi e Calenda, i leader di Azione, che hanno incentrato la loro campagna elettorale ipotizzando un nuovo mandato al presidente uscente.
Rispondendo alle scontate domande sulla vicenda del momento, riguardante i fondi russi, Draghi ha detto che aveva sentito il segretario di Stato americano Antony Blinken che gli aveva confermato l’assenza di forze politiche italiane nella lista dei destinatari di finanziamenti putiniani. Aggiungendo che “la democrazia italiana è forte, non è che si fa battere da nemici esterni e dai loro pupazzi prezzolati”. Poi, sollecitato dai cronisti, non nominandolo si è riferito al leader della Lega sui rapporti con Mosca dicebdo che “c’è quello che parla con i russi, ma che ma la maggioranza degli italiani non lo fa”. Ma Matteo Salvini è tornato in ballo, assieme a Mario Conte, quando ha detto: «Nei rapporti internazionali occorre essere trasparenti, ci vuole coerenza, non capovolgimenti o giravolte. Non si può – ha scandito il presidente del Consiglio– votare a favore dell’invio di armi all’Ucraina e poi dire che non si è d’accordo. O, ancora peggio inorgoglirsi dell’avanzata ucraina dopo che si è contro l’invio delle armi: si voleva che si difendesse a mani nude?».
Ma Draghi ha parlato anche del sostegno che lo stesso Salvini e Giorgia Meloni hanno dato al leader ungherese Viktor Orban. «Noi – ha detto – abbiamo una certa visione dell’Ue: difendiamo lo stato di diritto. I nostri alleati sono Germania, Francia e altri Stati che difendono lo stato di diritto. Com’è che uno si sceglie i partner? Sulla base di una certa comunanza ideologica ma ci dovrebbe essere anche un’altra considerazione: è interesse nazionale? Ci si dovrebbe chiedere: quali sono i partner che mi aiutano a difendere meglio gli interessi degli italiani?».
Il presidente del Consiglio uscente non fa ha fatto sconti a nessuno, e si è riferito, senza fare nomi, anche ad alcuni giornalisti ed alcuni quotidiani che spesso lo hanno attaccato. Come “Il Fatto Quotidiano”, che più volte lo ha accusato di “scaricare sui partiti le colpe del suo governo”.