Dubbi e paure per le antenne 5G: mistero a Palermo
In tutta Italia infuocano i dibattiti sulla pericolosità dell’inquinamento elettromagnetico delle antenne per il 5G. Molti comuni hanno apertamente negato le autorizzazioni alla sperimentazione, ma per quanto riguarda Palermo non se ne sa molto
Sulla diffusione del 5G c’è un dibattito aperto. Da una parte c’è chi predica precauzioni, e segnala studi che dimostrerebbero effetti nocivi. Dall’altra c’è invece chi invoca il progresso e taglia corto su quanti sono perplessi, ritenendoli fuorviati, amanti delle «fake news» oppure «terrapiattisti». I favorevoli si basano su studi che assicurerebbero un pericolosità minima del 5G è rispetto alle tecnologie che attualmente sono in uso.
SI PUÒ IMPORRE UNA TECNOLOGIA?
Ma il problema reale è se una tecnologia può essere imposta a chi non sa nulla di questi problemi. La questione dell’inquinamento elettromagnetico non è di secondaria importanza, perché potrebbe avere effetti devastanti sul Dna. Gli scienziati che stanno studiando il problema proveranno a dare risposte certe. Al momento l’Istituto superiore di sanità e l’Oms si limitano a chiarire che non ci sono prove sulla pericolosità, anche se si impone un attento e continuo monitoraggio dei livelli di esposizione.
PALERMO E IL 5G
Fatto sta che in Italia ci sono oltre 200 comuni che hanno deciso di sottrarsi alla sperimentazione del 5G, ed in Sicilia, una trentina. Per quanto riguarda Palermo, non si sa molto. Non si sa se è già partita la sperimentazione delle antenne per la nuova tecnologia di telefonia mobile. E inoltre non si sa se è inserita tra quelle città in cui il Mise ha già avviato la sperimentazione. Quello che si sa è che il dossier sull’internazionalizzazione diffuso un anno fa dall’amministrazione comunale alla vigilia della visita in città del presidente cinese Xi Jinping, riservava ampio spazio all’ipotesi di «realizzazione di una infrastruttura di rete 5G nell’area metropolitana, perché ritenuta un importante fattore di sviluppo per il territorio…».
GIÀ AVVIATE SPERIMENTALIZZAZIONI
Di fatto l’Arpa Sicilia a quanto pare avrebbe già rilasciato una quarantina di «nulla osta sperimentali» a Vodafone, per la modifica di impianti preesistenti a Palermo. Ma Arpa assicura che una volta attivati saranno costantemente monitorati. Il sindaco Leoluca Orlando precisa che in effetti c’è interesse su questa tecnologia potenzialmente rivoluzionaria per la vita dei cittadini. Ma contemporaneamente assicura che da parte dell’amministrazione non c’è alcun progetto di sviluppo del 5G. C’è comunque interesse, ma prima di agire si vuole capire. Questo perché «l’amministrazione intende attenersi a principi di precauzione, nei limiti delle sue competenze e prerogative, quindi senza alcuna fuga in avanti né sul fronte delle autorizzazioni né sul fronte dei dinieghi. È il motivo per cui le scelte sono vincolate a pareri di chi, come l’Arpa, ha non solo il ruolo giuridico ma i mezzi e le competenze per esprimersi su rischi effettivi e potenziali per la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente».
RICHIESTA DI ACCESSO AGLI ATTI
Intanto una settantina di cittadini, capeggiati dall’avvocato Giuseppe Cannizzo, hanno presentato al Comune una richiesta di accesso agli atti per approfondire la situazione. Analoga richiesta è stata annunciata da Nadia Spallitta, ex consigliere comunale, esponente di «Europa Verde» ed anche lei avvocato. Sia Spallitta che Cannizzo si appellano al «principio di precauzione» sancito da normative comunitarie e dal Testo unico sull’ambiente del 2006. In esso è stabilito che in assenza di prove certe sulla mancanza di rischi per la salute, si debbano sospendere le autorizzazioni. Insomma, viene invocata la trasparenza dell’amministrazione comunale, in una situazione così delicata.