È finito il reality: Presidente Mattarella, sei stato nominato!
Un’elezione che dà garanzie al Paese ma che rappresenta il fallimento della politica in Italia
L’elezione del Presidente della Repubblica italiana, conclusasi all’ottavo scrutinio, record assoluto dal 1948 ad oggi, è sembrato un vero e proprio reality show. Sergio Mattarella ha ottenuto 759 voti ed è il secondo Capo dello Stato più votato nella storia della Repubblica. Sandro Pertini, che nel 1978 ottenne 832 preferenze, detiene il record assoluto. Un palermitano, dunque, resta al Colle, sebbene non fosse nelle sue intenzioni, prova ne è il trasloco dalla sua casa di Palermo ad un nuovo appartamento di Roma, luogo in cui Mattarella voleva godersi la vecchiaia. È stato chiamato però ad un nuovo sacrificio, altri sette anni al Colle che non aveva preventivato e lui ha detto sì.
Benché la Costituzione italiana preveda la rielezione del Presidente della Repubblica, la conferma di Sergio Mattarella rappresenta un grave fallimento della politica italiana e dei partiti che la rappresentano. Nulla da obiettare sul valore morale e istituzionale del politico palermitano, che rappresenta una garanzia per il Paese. Ma la sua elezione e il suo sforzo ulteriore per il bene dell’Italia, sono frutto dell’incapacità dei partiti e dei loro leader, del non saper discernere gli interessi politici da quelli della Nazione.
Un fallimento che non va ricercato su ciò a cui si è arrivati ma per come ci si è arrivati. Uno show. Tra tanti nomi fatti e poi bocciati. E ció perché girava tutto attorno alla figura del Presidente del Consiglio Draghi, che qualcuno voleva al Colle per evitare la caduta del Governo. Alla fine la resa, necessaria davanti alla totale disunione, con una soluzione che dovrebbe rinforzare il Premier ma che ha creato una spaccatura in seno al centrodestra, dimostrate anche dalle diverse posizioni di Lega e di Fratelli d’Italia sul Mattarella bis.
Mattarella come Napolitano
Un doppio mandato che arriva a poca distanza dal Napolitano bis e che ci avvicina ad un’idea di Repubblica presidenziale che appare lontana da uno Stato con principi democratici qual è il Belpaese dal dopoguerra ad oggi. 14 anni di presidenza, per forza di cose, così come ha affermato lo stesso Mattarella nei giorni scorsi, consentono al Presidente della Repubblica di sviluppare una sua politica indipendente che potrebbe incidere sul bilanciamento fra i poteri, punto cardine del nostro sistema democratico. Una possibilità, il doppio mandato, come detto, previsto, ma che andrebbe utilizzato solo in caso di conflitti o di grave situazione emergenziale.
Ha perso l’Italia
È facile adesso salire sul carro dei vincitori, come sta avvenendo in queste ore, dopo otto scrutini in cui non si è arrivati ad una soluzione che mettesse d’accordo tutti. In realtà non ha vinto nessuno, ha solo perso il Paese che non ha dato un bel segnale di stabilità politica, in un momento di crisi sanitaria ed economica, e alla vigilia dell’utilizzo dei fondi del Pnrr. Un teatrino di cui l’Italia non sentiva il bisogno e in una fase storica e delicata in cui bisognava invece dimostrare maturità e responsabilità.