È il giorno del Palermo Pride, la madrina Simona Malato: “Dare voce a chi non ce l’ha”

È il giorno del Palermo Pride! Saranno oltre 11 i carri che attraverseranno la città per il colorato ed energico corteo che si snoderà da via Roma (concentramento alle ore 15), proseguendo per via Cavour, via Ruggiero Settimo fino ad arrivare in serata ai Cantieri Culturali alla Zisa. Il claim della manifestazione è “La rabbia non ci basta, un messaggio forte e deciso contro la violenza maschilista e patriarcale. Per l’occasione, abbiamo intervistato Simona Malato, acclamata attrice siciliana candidata ai Nastri d’Argento 2024, che quest’anno ricopre il ruolo di madrina dell’evento.

“Simona, come ci si sente ad essere la madrina del Palermo Pride?”
“Avere un ruolo a volte fa pensare ad un impegno ma per me questo invito, che ho ricevuto su due piedi da una delle anime più luminose, lungimiranti e prefiguratrici del coordinamento del Palermo Pride, Luigi Carollo, è un privilegio. Avere la possibilità di riflettere sulle cose, che è un qualcosa che ultimamente nella società odierna manca. Manca il tempo della riflessione, il tempo di farsi delle domande. Io mi sento onorata ma mi sento anche protetta, perché più che madrina mi sento figlia del Pride, protetta dal Pride. Sono felice che nella mia città ci sia un Pride, mi sento più sicura per le mie figlie. E’ chiaro che noi come società dobbiamo pretendere di avere dei diritti che ci possano lasciare liberi di scegliere, per noi e per i nostri figli. Manifestazioni come il Pride sono la parte vitale della società, sono un urlo gioioso che tutti quanti noi facciamo tra di noi e a noi stessi, perché la gioia è un contagio e può cambiare le cose!”.

Alla domanda quale sia il suo personale ricordo legato al Pride, ci racconta:
“Un anno, precisamente nel 2015 credo, decisi di venire al Pride con le mie figlie e vollero vestirsi da farfalle. Già allora, così piccole, si resero subito conto che questa parata, questa espressività così colorata, era qualcosa che portava un’energia pazzesca. Loro poi si ricordano il frastuono, dovemmo abbandonare il corteo. Ma oggi, che sono cresciute, mi dicono di essersi sentite forti insieme alle persone a camminare per strada. Ricordiamoci il rumore che può fare un singolo claim, uno slogan, che non sia pietrificato ma che sia nei nostri corpi, che sia nel nostro dire ‘Mi vesto da farfalla per dire quello che provo, per andare a difendere quello in cui credo’. Essere la voce di qualcuno, come può capitare a me quando interpreto ruoli di donne che vivono anonimamente la violenza subita, senza potersi confrontare con nessuno, sentendosi completamente sole. Ecco, per me partecipare al Pride significa dare voce a chi non c’è l’ha“.

Parlando dei suoi progetti futuri, Simona ci ha rivelato:
“Ho appena finito di girare un film che è un’opera prima di Giuseppe William Lombardo, un bianco e nero girato in anamorfico. Mi agito sempre in questo genere di progetti un po’ outside che amo molto! È un film che parla delle colpe dei padri che ricadono sui figli. Io faccio una madre un po’ angelo, un po’ anima. Amo molto partecipare alle opere prime, al cinema soprattutto che è un ambito in cui ancora mi sento neofita perché provengo dal teatro. Infatti è proprio in teatro che tornerò a breve con un progetto che aprirà la stagione della Sala Strehle del Teatro Biondo di Palermo, con la regia di Cinzia Maccagnano e un testo di Beatrice Morroi, di cui non anticipo ancora nulla ma sono molto contenta di lavorare in questo gruppo di donne. Poi, sarò coinvolta in un altro progetto molto sperimentale, a metà tra la fiction e il documentario, di Luca Lucchesi. All’interno di questo progetto abbiamo la coccola e l’occhio paterno di Wim Wenders. Sono super eccitata e molto contenta, non mi sento mai tranquilla quando le cose che faccio sono posate e calme. Mi piace sempre stare in situazioni agitate, sperimentali e folli. Incontro queste anime e mi sento viva!”.