È morto a 96 anni Harry Belafonte, musicista simbolo della musica latinoamericana e attivista per i diritti umani. Si è spento oggi nella sua casa di New York a causa di un’insufficienza cardiaca, come ha fatto sapere ai media statunitensi il suo storico portavoce Ken SunShine. Questo l’annuncio: “Harry Belafonte, che ha preso d’assalto le classifiche pop e abbattuto le barriere razziali negli anni ’50 con il suo personalissimo marchio di musica popolare, e che è diventato una forza importante nel movimento per i diritti civili, è morto a 96 anni”. L’artista, il cui vero nome era Harold George Bellanfanti Jr. , iniziò la sua carriera musicale sul finire degli anni Quaranta, e già nel 1952 aveva inciso il suo primo singolo, Matilda.
Nel giro di pochissimo tempo, prima con l’album omonimo Belafonte e successivamente con Calypso, Belafonte ottenne un successo clamoroso, diventando il primo artista a vendere oltre un milione di copie con un solo album. Un successo dovuto a canzoni come Day-O (The Banana Boat Song) e Jamaica Farewell, presenti proprio nell’album Calypso che lo ha reso immortale e conosciuto in tutto il mondo.
Oltre alla carriera musicale, interrotta solo nel 2003 e ricca di lavori e successi, Belafonte è stato anche attore e, soprattutto, un attivista per i diritti civili, e, nel 1987 nominato ambasciatore dell’Unicef. Fin dagli anni ’50 amico di Martin Luther King, era lui a pagare quando il padre dei diritti civili veniva arrestato e gli aveva aperto da subito la sua casa di New York. Belafonte fu anche in prima fila nella Freedom Summer e la marcia del 1963 su Washington, il boicottaggio dell’apartheid in Sud Africa negli anni Ottanta.
Nel 1985 ha partecipato a Usa for Africa, il supergruppo di 45 celebrità della musica – tra cui Michael Jackson, Lionel Richie, Stevie Wonder e Bruce Springsteen, realizzando We are the world prodotta da Quincy Jones. Il brano vinse il Grammy Award come canzone dell’anno, disco dell’anno e miglior performance di un duo o gruppo vocale pop.
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