«È stato solo un incidente»: la Nato esclude che il missile era russo
Il segretario Nato ha chiarito che le indagini indicherebbero che il missile sarebbe di provenienza ucraina, impiegato per difendere il territorio nazionale dal bombardamento russo
A giudicare dalle reazioni, la Russia, gli Stati Uniti, la Polonia, e la Nato non hanno voglia di iniziare la terza guerra mondiale. I Paesi occidentali hanno chiarito alcuni dei dettagli relativi all’esplosione avvenuta ieri sera nel villaggio polacco di Przewodow, al confine con l’Ucraina. Così, in pratica, hanno riportato così sotto controllo quella che sembrava una potenziale crisi con conseguenze non preventivabili. La Nato sembra infatti escludere una responsabilità della Russia nell’incidente avvenuto nel sudest della Polonia, quando un missile ha colpito un impianto per la produzione di cereali, provocando due vittime. Dopo un confronto tra le cancelliere europee e non solo, favorito anche dalla presenza dei maggiori leader globali a Bali per il summit del G20, si è stabilito che il missile in questione apparteneva alla difesa aerea ucraina, lanciato per sventare l’attacco russo avvenuto nella giornata di ieri.
Toni improntati alla distensione per Stoltenberg, segretario Nato
A ribadirlo in giornata è stato anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, secondo cui non vi sarebbe alcuna evidenza di un’azione deliberata da parte della Russia. Le indagini preliminari, ha chiarito il segretario generale, indicherebbero invece che il missile sarebbe di provenienza ucraina, impiegato per difendere il territorio nazionale dal bombardamento russo contro diverse città nelle regioni occidentali del Paese.
Stoltenberg ha voluto però evidenziare come la colpa dell’incidente “non sia dell’Ucraina”, dal momento che “le esplosioni di ieri sono avvenute nel corso di una massiccia ondata di attacchi missilistici russi sul territorio ucraino”. In questa prospettiva, ha proseguito Stoltenberg, Mosca a doversi prendere le responsabilità dell’aggressione contro Kiev. Toni improntati alla distensione, per il segretario generale, nella consapevolezza che la Nato non ha interesse a favorire una eventuale escalation in una fase del conflitto in cui sembrano emergere dei minimi segnali di apertura negoziale.