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Effetto sanzioni in Russia: precipitano rublo e borsa, bancomat a secco | Video

Le sanzioni decise dal mondo occidentale per l’intervento armato in Ucraina, hanno provocata in Russia un lunedì nero. Rublo ai minimi storici, tracollo delle quotazioni di società russe sulle piazze estere e la Borsa di Mosca costretta a rimanere chiusa, per cercare di arginare l’effetto panico. La governatrice della Banca centrale, Elvira Nabiullina, ha dovuto ammettere che nel Paese c’è una situazione drammatica, E Putin, altre alla protesta che serpeggia tra la popolazione, deve subire i vibrati mugugni che si alzano anche dagli oligarchi fedeli al Cremlino. Secondo le stime di Forbes, l’invasione dell’Ucraina è costata finora 128 miliardi di dollari  ai magnati russi. I pacchetti di sanzioni finanziarie messi a punto dall’Occidente hanno colpito il cuore dei loro interessi economici, causando gravi perdite nei loro patrimoni miliardari.

MAZZATE PER L’ECONOMIA

Per quanto riguarda i comuni cittadini, si sono formate lunghe file nei bancomat per ritirare denaro in dollari o in euro. Ma in un batter d’occhio si sono prosciugati. Inoltre, in diverse stazioni dell’efficientissima metropolitana moscovita molti viaggiatori che abitualmente utilizzano Apple Pay e PayPal per pagare i biglietti, sono stati costretti a mettersi in coda alle normali biglietterie. Infatti i due sistemi di pagamento digitali sono stati bloccati, in quanto gestiti dalla banca Vtb, una di quelle colpite dalla sanzioni. Ma gli effetti delle sanzioni adottate contro la Russia hanno cominciato a manifestarsi in tutta la loro portata lunedì’ mattina, quando è arrivata l’ora dell’apertura dei mercati.

BORSA CHIUSA E SVALUTAZIONE

Mentre le autorità decidevano di tenere chiusa la Borsa, il rublo ha cominciato a sprofondare. In poche ore la moneta nazionale russa ha segnato un meno 21,5% contro il dollaro. Per acquistare la moneta verde lunedì erano necessari oltre 106 rubli, contro gli 83 di venerdì e i 75 di inizio anno. Inoltre la Banca centrale ha deciso di raddoppiare, quasi, il tasso d’interessa, portandolo dal 10,5% al 20%. Nel tentativo, ha spiegato la governatrice della Banca centrale, di «sostenere l’attrattività dei depositi e proteggere i risparmi delle famiglie contro la svalutazione».

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Pippo Maniscalco