Nell’ordinanza firmata dal giudice alle indagini preliminari Fabio Pilato si legge di un particolare episodio che riguarda Rosario Gennaro, uno degli arrestati del mandamento di Tommaso Natale. Dalle intercettazioni effettuate nell’operazione antimafia, è venuto fuori che l’uomo era stato contattato da una sua conoscente che richiedeva il suo aiuto per ritrovare l’auto che le era stata rubata. Questa è una consuetudine che evidentemente a Palermo resiste nel tempo. Occorre avere le “conoscenze” giuste nell’ambito mafioso, ed essere disposti a pagare per riavere l’automezzo rubato. In questo alla derubata sono state richiesti 300 euro.
L’interessata dice che va bene, e Gennaro si attiva. Come scrive gds.it, chiede a due persone di occuparsi della faccenda. La vettura, rubata presumibilmente da alcuni ragazzi dello Zen, nel giro di un giorno salta fuori. “L’hai ritrovato la macchina”, chiedono a Gennaro, che risponde “Sì”. “Quanto ha voluto?”, “Due e trenta e…tre e venti, io ci ho guadagnato cinquanta euro”. Nell’ordinanza viene sottolineato, tra l’altro, la rapidità con la quale si è risolta la faccenda, e si legge: “Un esempio dell’efficienza del circuito mafioso e del controllo esercitato sul territorio”.
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