Elena, ragazza di 13 anni morta a Palermo: il racconto del padre
Il padre ha voluto raccontare della morte della figlia: la ragazza era ricoverata all’ospedale Di Cristina da lunedì sera
Elena Casamento, una ragazza palermitana di 13 anni, è morta tragicamente nella giornata di mercoledì all’ospedale Di Cristina di Palermo. La minore soffriva da tempo di epilessia, ma come racconta il padre Sebastiano, in esclusiva a Palermo Live, la sua patologia è stata scoperta a fine agosto 2021. Elena qualche settimana prima, giorno 6, aveva festeggiato il compleanno.
Un racconto struggente quello di Sebastiano, padre di Elena, che descrive gli ultimi attimi di vita di sua figlia. La tragedia è avvenuta lunedì pomeriggio in un’abitazione di via dell’Orsa Minore, dove la tredicenne viveva con i genitori e la sorella Veronica. “Mia figlia Elena ha compiuto 13 anni il 6 agosto scorso – spiega Sebastiano Casamento a Palermo Live – . Abbiamo scoperto che soffriva di epilessia a fine agosto, quindi ci hanno dato sia la terapia quotidiana sia il farmaco salvavita in caso di crisi. Lei, alle volte anche per la patologia, passava a volte la notte insonne. Ma era una ragazza che non voleva mancare mai ai suoi impegni e la mattina si alzava lo stesso presto per andare a scuola. La stessa cosa è successa lunedì mattina: abbiamo avuto uno scambio scherzoso di messaggi dove mi diceva che non aveva dormito e che mancava il caffè a casa, quindi di sbrigarmi a prenderlo al supermercato“.
Il rientro da scuola e il drammatico pomeriggio
“Rientrata da scuola – continua – e dopo aver pranzato, Elena decide di riposare un po’. Nel frattempo io esco per fare delle commissioni. Rientro per le 18.30, entro nella stanza, cerco di svegliarla, ma lei dorme profondamente. Le do un bacio ed esco. Alle 19 era solita fare la terapia. Mia moglie entra in camera e trova Elena in una posizione diversa rispetto a come l’avevo lasciata io, con la testa affondata sul cuscino. Io l’avevo lasciata invece con la testa di lato. Subito ci rendiamo conto della situazione e provvediamo ad eseguire il messaggio cardiaco e a prendere il farmaco salvavita per cercare di farla rinvenire. Ma ci siamo resi conto che non rinveniva e che, probabilmente, era in arresto cardiaco.
Abbiamo chiamato l’ambulanza, che è arrivata dopo mezz’ora. Abbiamo chiamato i miei cognati e dei vicini infermieri dell’Ismett con i quali, insieme a mia moglie, ci alternavamo nel fare il massaggio cardiaco. Al loro arrivo, i soccorritori hanno rianimato mia figlia col defibrillatore ed Elena ha ripreso l’attività cardiaca. All’arrivo in ospedale i medici hanno fatto tutti i tentativi per salvarla, ma si sono resi conto che la parte cerebrale era danneggiata. Era andata in ipossia per mancanza di ossigeno. Fatti tutti i tentativi possibili e i vari approfondimenti, non è stato possibile salvarla“.
Donati gli organi: una parte di Elena darà maggiore vita agli altri
“Con la morte cerebrale dichiarata alle ore 13.02 di mercoledì – racconta il padre con la voce distrutta dal dolore – abbiamo deciso per la donazione degli organi. Nella disperazione, io e mia moglie troviamo conforto nel pensare che una parte di Elena continui a vivere e dia maggiore vita agli altri“.
“Eravamo consapevoli dei problemi di nostra figlia – prosegue Sebastiano – e per questo non tralasciavamo niente. Su indicazioni della neurologa abbiamo individuato una valida psicologa con cui aveva fatto una prima seduta: Elena aveva cominciato a instaurare un buon rapporto con lei, la prossima l’aveva giorno 25. Lei era taciturna, chiusa e ci esponevamo noi perché l’obiettivo era raggiungere lei. Avevamo fatto una terapia familiare, avevamo avuto brutte esperienze con altri psicologi perché agivano in maniera scorretta nei confronti di mia figlia“.
L’autopsia e l’indagine della Procura
“Il farmaco salvavita che prendeva era una siringa senza ago, da inalare nella mucosa tra guancia e denti. Mi è stato spiegato come fare ed io eseguivo. Magari, nella fase di concitamento, il medicinale può essere stato ingerito, ma mia figlia già da prima non c’era più. Che ben venga che i medici legali facciano i loro accertamenti, noi siamo persone corrette e seguiamo quello che ci dicono”.
Il ricordo della sorella di Elena
Elena sarà per sempre la Stella Polare della sua famiglia. Con queste poche parole riassumiamo il bellissimo ricordo dalla sorella Veronica. “Elena era una bambina meravigliosa, come poche: di una maturità sublime e di una dolcezza infinita, quasi mi fa strano pensare che avesse solo 13 anni. Molto riservata e timida, ma al tempo stesso con così tanto da dare al mondo; era appassionata di astronomia e pertanto, mi piace chiamarla la mia Stella Polare, perché so che sarà la mia guida in questi dolorosi anni senza di lei.
Un po’ di tempo fa mi ha detto che desiderava tanto diventare una donatrice di sangue, perché voleva aiutare chi ne aveva bisogno: Elena, amore mio, so che mi stai ascoltando e voglio dirti che il tuo desiderio è stato realizzato; aiuterai tanti bambini attraverso la donazione dei tuoi organi e vivrai per sempre nei cuori di tutti noi che ti amavamo tanto, ma anche di coloro che sfortunatamente non hanno avuto la fortuna di conoscere un’anima preziosa come te, perché attraverso i nostri ricordi di te prometto e giuro di non dimenticarti mai“. Parole belle e profonde, scritte di suo pugno quelle di Veronica, 16 anni, che ha voluto ricordare così sua sorella Elena.