Una vicenda assurda che ha avuto un epilogo inaspettato dopo anni grazie a un banale barattolo di marmellata fatta in casa. Eleonora Abbagnato, étoile palermitana di fama mondiale, da anni riceveva lettere minatorie con particolari e descrizione chiare, precise e spaventose. L’identità di questo anonimo, che in realtà è una lei, finalmente si è scoperta e la colpevole ha ricevuto la sua condanna.
Tutto parte da un prima lettera, giunta all’Abbagnato, in cui il mittente prometteva di distruggere il corpo di ballo della coreografa nata a Palermo. “Quando leggo la prima lettera, dove mi si accusa di voler distruggere il corpo di ballo, rimango molto scossa”, è il racconto dell’étoile riportato dal giudice. Qualche mese dopo giunge alla ballerina palermitana un’altra lettera non firmata, ma più feroce. “Una missiva assai più aggressiva e grave. Mi sono sentita minacciata, e lo stesso vale per la mia famiglia. Parlava della mia vita personale, dei miei figli, parlava di Dio. Ho chiesto a mio marito di tornare più spesso a casa. Ero stata male, mi sentivo sola, soprattutto quando uscivo dal teatro“, ha riferito Eleonora Abbagnato ignorando l’identità del suo persecutore.
A incastrare il colpevole, però, è una scritta a mano su un barattolo di marmellata regalato alla Abbagnato che corrisponde alla grafia delle lettere minatorie. La mente e scrittrice, infatti, di queste missive era la mamma di una sua allieva, la signora Giulia De Stasi. La donna all’epoca aveva 67 anni e pare abbia iniziato a scrivere le lettere perché Eleonora Abbagnato non dava dei ruoli abbastanza significativi a sua figlia. Secondo il perito del Tribunale, infatti, la grafia dei barattoli di marmellata fai da te corrisponderebbero a quelli delle lettere minacciose nei confronti dell’Abbagnato.
La donna allora 67enne, che si è sempre dichiarata innocente, è stata condannata a 2 anni per calunnia. Nelle motivazioni della sentenza, si legge il dramma della star e il movente della donna: “La De Stasi si doleva della mancata attribuzione di ruoli rilevanti alla figlia ballerina“. Quando si è scoperto la grafia sull’etichetta del barattolo di marmellata era la stessa delle lettere, l’inchiesta ha accelerato fino al processo. Ora, infine, è arrivata la condanna.