Ergastolo: fece morire di sete una bimba di 5 anni incatenata sotto il sole

Il tribunale di Francoforte ha condannato all’ergastolo un militante dell’Isis per aver procurato la morte per disidratazione della bimba yazida di 5 anni

Il tribunale di Francoforte ha condannato all’ergastolo un ex miliziano del Daesh riconosciuto colpevole di aver procurato la morte per disidratazione di una bimba yazida di 5 anni, comprata come schiava, tenendola incatenata sotto il sole per ore a Falluja, in Iraq, nel 2015. È la prima volta che un membro del Daesh viene condannato per genocidio contro la minoranza yazida. L’ iracheno di 29 anni, Taha al-Jumailly, è stato riconosciuto colpevole di genocidio, crimini contro l’umanità che hanno causato la morte e crimini di guerra.

ARRIVATO IN GERMANIA NEL 2019

Dovrà anche pagare 50mila euro alla madre della bimba, che ha testimoniato nel processo e ha preso parte come co-querelante. Gli avvocati dell’imputato avevano negato le accuse mosse contro il loro cliente. In Germania era arrivato nel 2019, travestito da profugo. Sperava di nascondere il suo passato di combattente del jihad e i suoi delitti. A settembre, per lo stesso reato, al tribunale di Monaco era stata condannata a dieci anni di carcere, la foreign-fighter tedesca Jennifer W., all’epoca moglie di Taha al-Jumailly, rientrata in Germania dall’Iraq.

LE ATROCITÀ NEL RACCONTO DELLA MADRE

Chi era la sua vittima e come è stata uccisa l’ha raccontato la madre. Una donna yazida, venduta come oggetto sessuale, e innumerevoli volte violentata. Con la figlia, bimba di cinque anni, era stata comprata al mercato degli schiavi nel 2015. L’imputato condusse la donna e la bambina presso la sua famiglia a Fallujah, costringendole a “vivere secondo le rigide regole islamiche”, dando loro cibo insufficiente e picchiandole regolarmente per punirle, secondo l’accusa. La bambina, ha raccontato la madre in tribunale, è stata punita perché aveva fatto pipì nel letto, sporcando il materasso. Il “padrone”, dopo averla picchiata, l’ha incatenata a una finestra all’esterno della casa, quando la temperatura era di cinquanta gradi. È morta dopo atroci sofferenze.