Esplosione di Ravanusa: trovato il punto dove si è spaccato il tubo

Le perizie della procura di Agrigento in via Trilussa hanno trovato la causa della strage di Ravanusa dell’11 dicembre. C’era ancora una piccola bolla di gas

Dopo due giorni di scavi effettuati, i periti hanno trovata la crepa assassina che ha provocato morte e devastazione a Ravanusa, un paese dell’Agrigentino. L’hanno trovata in una delle tubazioni del gas metano in via Trilussa. La strada di Ravanusa dove lo scorso 11 dicembre è avvenuta una gigantesca esplosione di gas. I pm della procura che seguono le operazioni hanno detto: «Abbiamo stanato il mostro, ne abbiamo sentito forte il respiro». Intendendo per “respiro” il forte odore di gas che ancora stamattina, 26 giorni dopo l’esplosione, i periti della procura e della difesa ed i vigili del fuoco hanno avvertito distintamente quando la fessura è venuta alla luce.

SOTTO LA CASA DEL PROFESSORE CARMINA

La crepa nella tubazione si era verificata sotto la strada. All’altezza del numero 69 di via Trilussa, dove abitavano il professore Pietro Carmina e la moglie Carmela Scibetta. Due delle nove vittime della strage. Dieci se si considera che Selene Pagliarello portava in grembo un bambino che sarebbe dovuto nascere quattro giorni dopo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno, ha citato proprio le parole che il professore Carmina ha scritto ai suoi ex alunni il giorno della pensione.

TROVATA LA ROTTURA, OCCORRE CAPIRNE LE CAUSE

Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio in un comunicato ha spiegato: «Dopo due giorni di operazioni peritali, i consulenti tecnici del pubblico ministero, unitamente a quelli di Italgas, sotto la supervisione del procuratore aggiunto Salvatore Vella ; e con la partecipazione del collegio difensivo, hanno infine individuato, tramite delicati scavi meccanici, un punto esatto di rottura della rete di metano posta al di sotto del manto stradale di via Trilussa, in prossimità della abitazione del professore Carmina». Il procuratore Patronaggio ha proseguito dicendo: «Gli scavi sono andati avanti a mano, ogni dettaglio può essere utile. In prossimità di un punto di rottura i periti hanno trovato, ancora a distanza di giorni dalla esplosione, una residua sacca di metano domestico ben distinguibile dal tipico odore». Ad innescare la terribile esplosione potrebbe essere stato anche un interruttore della luce, o un clic sul telefonino. Ora, bisognerà capire cosa ha causato la rottura del tubo. Rete troppo vecchia? Mancata manutenzione? Una frana?