Eurospin Sicilia, amministrazione giudiziaria per infiltrazioni mafiose

Il provvedimento è riferito ad uno “stabile rapporto di oggettiva agevolazione tra l’esercizio delle attività economiche dell’impresa e la ‘ndrangheta”

Gli agenti della Dia e della Guardia di finanza sono andati nella sede legale di Eurospin, a Catania, ed hanno notificato al suo amministratore unico e legale rappresentante Matteo Mion il provvedimento di amministrazione giudiziaria di un anno preso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dei sostituti della Dda Stefano Musolino e Walter Ignazitto.  Eurospin è attiva nel settore della grande distribuzione organizzata, ed è un colosso nel mondo dei supermercati, con oltre cento punti vendita in Calabria e Sicilia, un fatturato annuo di circa 900 milioni di euro e 2500 dipendenti. In base a quanto reso noto dalla Guardia di finanza, il coinvolgimento dell’impresa catanese sarebbe emerso nell’ambito dell’inchiesta Planning, una maxi indagine resa nota a luglio 2022 che ha portato all’arresto di 12 persone e al sequestro di beni per 32 milioni di euro.

Ai tempi, le accuse nei confronti degli indagati erano, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere, impiego di denaro di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori. Tutti comunque aggravati dalle modalità mafiose.

 

Per Eurospin “infiltrazione della criminalità organizzata calabrese”

Il provvedimento emesso dal tribunale di Reggio Calabria, è riferito ad uno “stabile rapporto di oggettiva agevolazione tra l’esercizio delle attività economiche dell’impresa, in particolare l’espansione commerciale sul territorio, ed esponenti della ‘ndrangheta o collusi con questa”. Si parla, cioè, della costruzione e la ristrutturazione di alcuni punti vendita in Calabria, a Reggio Calabria o nella sua provincia, che sarebbero avvenuti attraverso imprese formalmente intestate a prestanome ma, di fatto, gestite da imprenditori contigui alla ‘ndrangheta. L’accusa è che l’infiltrazione della criminalità organizzata calabrese avrebbe condizionato le scelte delle imprese che avrebbero dovuto eseguire i lavori. Per questi motivi è stata decisa l’amministrazione giudiziaria per il periodo di un anno, “al fine di arginarne la contaminazione mafiosa“,  come  si legge nella nota delle fiamme gialle. 

Foto Wikipedia

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