Evita le multe del Fisco, i trucchetti che usano gli avvocati per farla franca: Agenzia delle Entrate pronta a colpire
Lo Stato controlla se ci sia discrepanza tra i redditi dichiarati e il tenore di vita del contribuente, previste multe salatissime
L’avviso di accertamento rappresenta l’atto attraverso il quale l’Agenzia delle Entrate notifica formalmente al contribuente la pretesa tributaria, a seguito di un’attività di controllo sostanziale. Per essere valido, l’avviso deve essere sempre motivato, a pena di nullità, e deve indicare in modo dettagliato gli imponibili accertati, le aliquote applicate, le imposte liquidate, nonché le detrazioni e i crediti d’imposta riconosciuti. Inoltre, l’avviso deve contenere informazioni sull’ufficio di riferimento per eventuali chiarimenti, il responsabile del procedimento, le modalità e i termini per il pagamento, e le istruzioni per un eventuale ricorso presso l’organo giurisdizionale competente.
Il contribuente che riceve un avviso di accertamento ha la possibilità di beneficiare di una riduzione delle sanzioni, qualora decida di non presentare ricorso. Tale procedura, definita “acquiescenza”, prevede che il contribuente rinunci esplicitamente a impugnare l’atto e a presentare istanza di accertamento con adesione. In cambio, deve provvedere al pagamento delle somme dovute, comprese le riduzioni previste, entro il termine stabilito per la proposizione del ricorso. Alternativamente, il contribuente può richiedere un accertamento con adesione per negoziare l’importo, beneficiando di una sanzione ridotta a un terzo del minimo previsto dalla legge.
Gli avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate assumono efficacia esecutiva. Tali avvisi devono contenere l’intimazione ad adempiere al pagamento degli importi indicati, o di un terzo delle imposte accertate, entro i termini previsti per la presentazione del ricorso. In caso di inadempimento, decorsi 30 giorni dal termine di pagamento, l’importo potrà essere affidato agli agenti della riscossione per la procedura esecutiva, senza necessità di notifica di una cartella esattoriale.
Infine, la legge prevede una sospensione dell’esecuzione forzata per un periodo di 180 giorni dall’affidamento ai soggetti incaricati della riscossione. Tuttavia, tale sospensione non si applica alle azioni cautelari, come ipoteche e fermi amministrativi, o alle misure conservative a tutela del credito. Nei casi di accertamenti definitivi o di recupero di somme per decadenza dalla rateazione, l’esecuzione può procedere senza sospensioni. Inoltre, se esiste un rischio concreto per la riscossione, gli agenti possono agire per il recupero integrale delle somme, inclusi interessi e sanzioni, anche prima della scadenza dei termini ordinari previsti dalla normativa.
Quando scatta un accertamento fiscale?
Un accertamento fiscale può essere avviato quando l’Agenzia delle Entrate rileva una discrepanza tra il reddito dichiarato e le spese sostenute dal contribuente. Per identificare queste discrepanze, il Fisco utilizza strumenti avanzati, tra cui il nuovo “evasometro”, introdotto dal D. Lgs. 108/2024. Questo strumento si basa su presunzioni induttive, analizzando le spese sostenute per risalire alla capacità reddituale del contribuente. Se emergono elementi indicativi di un reddito superiore a quello dichiarato, viene inviata una contestazione con un avviso di accertamento.
L’evasometro introduce una doppia soglia di scostamento per far scattare i controlli. La prima soglia prevede uno scarto del 20% tra il reddito ricostruito e quello dichiarato. La seconda soglia, invece, riguarda uno scostamento pari a 10 volte l’importo dell’assegno sociale annuo, che è di circa 7mila euro. Quindi, un disallineamento di almeno 70mila euro può far partire un accertamento fiscale. Prima di procedere, però, l’Agenzia delle Entrate effettua una valutazione del rischio di evasione utilizzando anche strumenti di intelligenza artificiale per minimizzare gli errori.
Come difendersi dall’accertamento?
In caso di accertamento fiscale, il contribuente ha la possibilità di difendersi dimostrando che non esistono redditi non dichiarati o che l’importo accertato è inferiore. Può fornire prove contrarie, documentando, ad esempio, che le spese sono state sostenute con risparmi accumulati negli anni o con donazioni ricevute da parenti. È possibile giustificare anche l’uso di redditi esenti da tassazione, come risarcimenti danni, prestazioni di invalidità, eredità o vincite da giochi.
La difesa del contribuente si basa sulla capacità di produrre documentazione adeguata a dimostrare la legittimità delle spese effettuate. Ogni dichiarazione deve essere supportata da prove concrete, come ricevute, contratti o estratti conto. Se il contribuente non riesce a fornire spiegazioni soddisfacenti, l’Agenzia delle Entrate considera le spese non giustificate come redditi non dichiarati e procede con l’emissione di un avviso di accertamento. Oltre al pagamento delle imposte dovute, l’avviso include anche sanzioni per evasione fiscale, rendendo essenziale un’attenta preparazione documentale e una difesa tempestiva.