Ex vigilessa uccisa nel Bresciano: “Soffocata da figlie e fidanzato”

I tre giovani, attualmente in carcere, avrebbero ucciso la donna per motivazioni economiche. Dure le parole della terza sorella, estranea al delitto: “Non avranno mai il mio perdono”

ex vigilessa

Si indaga sulla morte di Laura Ziliani, ex vigilessa di 55 anni di Temù (Brescia), uccisa nella notte tra il 7 e l’8 maggio. I sospetti ricadono su due figlie della donna, Silvia e Paola Zani, e sul fidanzato della prima, Mirto Milani. Questi sarebbe anche amante della seconda. I tre sono attualmente in carcere; esclusa dai fatti invece la terza figlia dell’ex vigilessa, Lucia.

La giovane ha usato parole dure nei confronti dei tre indagati. “Io non mi fidavo più di loro, ma non pensavo che arrivassero a fare una cosa così brutta. Sono state cattive, più di mio padre. Lui aveva un carattere complicato ma gli volevo bene”. Così ha dichiarato al Corriere della Sera la 25enne, affetta da un lieve ritardo cognitivo e ora rimasta da sola. Il padre è infatti morto da tempo, travolto da una valanga. “Io e la mamma eravamo praticamente inseparabili – dice la ragazza -. Sono felice che li abbiano arrestati ma non avranno mai il mio perdono“.

L’ipotesi del soffocamento

Gli inquirenti ipotizzano che l’ex vigilessa sia stata stordita con un cocktail di farmaci e poi soffocata nel sonno con un cuscino. I tre ragazzi avrebbero, infatti, somministrato alla donna un composto di benzodiazepine, ansiolitici “potenzialmente idonei a compromettere le capacità di difesa”. Questi sono stati trovati nel suo corpo in quantità tale da stordirla, ma non ucciderla.

L’autopsia sul cadavere di Laura Ziliani è in corso, ma il fatto che il corpo si rimasto in acqua per diverse ore e che siano passati già 140 giorni dal decesso getta una luce di incertezza sugli esiti dell’esame. Dopo mesi di ricerche, il rinvenimento del cadavere era avvenuto l’8 agosto, quando un bambino in bici lo ha notato dietro alcuni cespugli.

Gli investigatori hanno escluso l’ipotesi iniziale di un incidente durante un’ escursione. La donna aveva infatti addosso solo i brandelli di una canotta, forse una vestaglia; di certo un abbigliamento poco consono per un’esperta di escursioni come lei. A confermare l’identità del cadavere il test del Dna, che ha supportato l’iniziale riconoscimento da una ciste sotto il piede destro.

Indagati in carcere

Intanto, due sorelle, 27 e 19 anni, accusate di omicidio e occultamento di cadavere, si trovano nel carcere femminile bresciano di Verziano. Mirto Milani è, invece, in isolamento nell’altro carcere di Brescia, Canton Mombello.

Martedì 28 settembre si terranno gli interrogatori di garanzia davanti al gip Alessandra Sabatucci, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del pm Caty Bressanelli.

Movente economico

Lo scenario illustrato nell’ordinanza con cui si è disposto l’arresto di Silvia e Paola ZaniMirto Milani è agghiacciante. Il movente dell’uccisione di Laura Ziliani risiederebbe infatti in motivazioni economiche emerse nel corso di alcune intercettazioni.

Dopo la scomparsa della donna il 26 maggio, riferisce l’ordinanza, i tre “avevano già concluso una trattativa per la locazione di un appartamento a Temù. Inoltre, un’intercettazione telefonica documentava come le sorelle Silvia e Paola, a venti giorni di distanza dalla scomparsa della madre in circostanze misteriose, già si congratulavano l’un l’altra per i soldi che di lì a breve avrebbero incassato, riuscendo a dare un anticipo per una nuova vettura e probabilmente e anche ad andare in vacanza“.

“Non comune freddezza”

Il gip ha parlato di “efficienza criminale” e “non comune freddezza” nella pianificazione del delitto da parte dei tre. Il ragazzo, in particolare, stando a una intercettazione agli atti avrebbe addirittura fatto “ricerche su come uccidere gente e crimini perfetti”.

Inoltre, gli indagati hanno consegnato agli inquirenti i propri cellulari resettati il 22 luglio, e dunque “inservibili a fini investigativi”.

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