Ieri la pagina satirica “Le più belle frasi di Osho” su Facebook per alcune ore è risultata improvvisamente irraggiungibile. Cercandola anche con i motori di ricerca interni era introvabile, mentre tentando di raggiungerla attraverso un link esterno, come risultato restituiva un errore. Il social però, ad alcune ore di distanza da quanto avvenuto, ha spiegato le ragioni del provvedimento: la pagina era stata rimossa per errore dopo una segnalazione di violazione della proprietà intellettuale, e ora è stata ripristinata.
Nei giorni precedenti all’oscuramento, il famoso Osho si era sbizzarrito in post e meme sul premier Conte alle prese con la crisi di governo. Ma la pagina satirica creata e curata dall’autore romano Federico Palmaroli, martedì è stata per diverse ore “irraggiungibile” su Facebook. In molti hanno temuto il peggio, e cioè che sul santone indiano dall’humor al vetriolo che parla in romanesco, da anni diventato una celebrità dei social, si fosse abbattuta la scure di Mark Zuckemberg proprio nel giorno cruciale delle comunicazioni di Giuseppe Conte al Senato.
Il mistero è stato svelato dallo stesso Osho, tornato in linea dopo qualche ora, con un messaggio esilarante nel quale ha spiegato che la sua temporanea assenza da Facebook non ha nulla a che vedere con la censura dei contenuti della pagina. Tra il serio e il faceto l’autore ha spiegato l’increscioso episodio dovuto alla segnalazione del soprannome usato nella pagina. Erroneamente valutata da Facebook e immediatamente ripristinata dopo il reclamo.
«Intanto ringrazio tutti per la solidarietà ─ ha scritto Osho/Palmaroli ─. Siete la mia artiglieria. Quanto ai motivi della chiusura temporanea della pagina, pur comprendendo coloro che hanno pensato che fosse dovuta a motivazioni legate ai contenuti da me pubblicati, vi informo che non è stata provocata da quelli, anche perché la mia satira non è mai stata né violenta né offensiva. Semplicemente m’ero scordato de pagà ‘na bolletta. Scherzi a parte, c’è stata una segnalazione relativa al soprannome con cui ormai tutti mi conoscete e un conseguente errore di valutazione da parte di facebook, riconosciuto dopo il mio reclamo. Tutto a posto. Comunque pe sicurezza il libro compratevelo…’n se sa mai».
Il caso di Osho si è risolto positivamente in poche ore, però induce a porsi degli interrogativi. Su Facebook basta una segnalazione per oscurare una pagina? E chi non si chiama Osho, che armi ha per fare valere le sua ragioni? Queste considerazioni valgono anche per le soventi sospensioni dispensate a piene mani dai moderatori del social. Per qualche condivisione in più si rischia di essere bloccati come “spammatori”, anche se si condivide in gruppi che accettano volentieri i post dei loro amici.
E a proposito si social, recente è anche il caso di Libero, sospeso e poi riammesso su Twitter senza nessuna spiegazione. Giustamente è stato detto che il sistema dei social è in cortocircuito. Decidono autonomamente quello che è giusto o non è giusto, e non rispondono mai di nulla. Inoltre non si capisce chi prende le decisioni. Erano partiti per essere come una agorà aperta a tutti, e invece stanno diventando una specie di setta. E in più non pagano le tasse…