Dalla Finlandia alla Sicilia, poi il dietrofront dopo circa due mesi. È la storia di una famiglia composta da moglie, marito e quattro figli di 3, 6, 14 e 15 anni trasferitasi a Siracusa perché attratta dal clima mite e dal patrimonio culturale della del posto, ma scappata per la disperazione. A raccontare la vicenda è la mamma, Elin Mattsson, pittrice di 42 anni, che ha scritto una lunga lettera – resa nota da Siracusanews – raccontando la loro esperienza.
Nella città siciliana, i due hanno iscritto i figli nelle scuole locali. E tra le mura scolastiche hanno riscontrato una serie di problemi e di difficoltà, andando incontro ad una realtà molto diversa da quella a cui erano abituati. Tanto diversa da decidere, dopo pochi mesi, di andarsene dall’Italia per vivere in Spagna, proprio per colpa del sistema scolastico italiano.
Nella missiva si legge, tra l’altro, che il suo bambino di sei anni le avrebbe detto: “Mamma, urlano e picchiano sul tavolo”; mentre il figlio di 14 lamenta di conoscere l’inglese “meglio dell’insegnante di inglese. Volevamo sperimentare il vostro clima e la vostra cultura fantastici – si legge nella lettera – ma purtroppo il nostro soggiorno non è andato come previsto. Abbiamo già vissuto sia in Spagna sia nel Regno Unito e abbiamo (ingenuamente?) pensato che il sistema scolastico sarebbe stato simile in tutto il Mediterraneo, ma ragazzi, ci sbagliavamo”.
I primi dubbi, tuttavia, sono iniziati nel momento dell’iscrizione dei figli a scuola: il rumore che proveniva dalle classi era assordante e gli insegnanti urlavano sprezzanti contro gli alunni. Poco tempo dopo, i figli di 6 e 14 anni, hanno raccontato che la giornata scolastica si svolgesse completamente in aula, sempre seduti sulla propria sedia: questo è stato “scioccante”, tanto che la scuola italiana è stata definita da loro “così povera”. Una realtà ben diversa da quella che si vive in Finlandia. Lì gli studenti hanno una pausa di 15 minuti tra una lezione e l’altra, e lasciano l’aula per giocare insieme nel giardino o nel patio. Uno o due insegnanti li tengono d’occhio mentre sono fuori. La Finlandia si rende conto dei benefici di bambini che si muovono, giocano, urlano e corrono liberamente all’aperto per liberarsi delle energie in eccesso e prendere aria fresca, così da ottenere migliori risultati a scuola.
Il discorso vale anche per il figlio più piccolo, di tre anni, che all’asilo non ha attrezzi con cui giocare ma passa le giornate “attorno a un tavolo a fare piccole cose solo con le mani”. “I bambini dell’asilo sono seduti per lo più dentro, ancora attorno a un tavolo a fare piccole cose solo con le mani? Davvero? Completamente da pazzi. Fare esperienze all’aperto è essenziale per ogni persona che apprende. L’insegnamento all’asilo dovrebbe venire dal gioco. Gioco libero! I bambini dovrebbero essere bambini il più a lungo possibile, se lo fai, otterrai buoni risultati a scuola. Cercare di costringerli a imparare cose diverse troppo presto può essere fatale. Il cervello dev’essere sufficientemente sviluppato prima di iniziare l’insegnamento”.
La famiglia in fuga contesta anche i metodi pedagogici degli insegnanti, le urla, ma anche la vita sempre di corsa e il traffico in auto. In Finlandia, racconta, i bambini (7-12 anni) vanno a scuola da soli, usano la bicicletta o vanno a piedi, e se abitano a più di 5 km dall’istituto possono usufruire del bus scolastico e tornare a casa da soli quando la giornata scolastica è finita. In Spagna avevano bambini più grandi che stavano agli incroci con luci al neon e fermavano il traffico la mattina e il pomeriggio quando i più piccoli attraversavano – conclude la mamma –. Da noi insegni ai tuoi figli come comportarsi nel traffico in modo che possano andare da soli. Ciao, ciao Siracusa e hola Espana”.
Una lettera alla quale, il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, non ha potuto non replicare. “Non serve certo questa lettera a valutare le differenze tra il sistema scolastico finlandese e quello italiano, posto che il primo è riconosciuto come uno dei migliori al mondo. Posso solo dire che nel sistema in cui sono inseriti, i professori, a Siracusa come nel resto d’Italia, fanno miracoli con stipendi ridicoli e che i governi dovrebbero investire molto di più nella scuola, offendo il tempo pieno nella scuola primaria, e potenziando la formazione continua di docenti e personale. Per quanto ci riguarda, grazie al Pnrr e all’impiego di altri fondi regionali, stiamo investendo più di 10 milioni di euro per l’edilizia scolastica tra lavori di efficientamento energetico, palestre, mense, ma è di tutta evidenza come i sindaci non abbiano alcuna competenza sui programmi, sulle attività curricolari ed extracurricolari”.