In via Udine a Santo Stefano di Cadore il limite era di 50 km orari. Ma l’Audi nera di Angelika Hutter, la cittadina tedesca di 31 anni arrestata ieri per aver investito cinque persone, alcuni secondi prima del terribile impatto sfrecciava ad altissima velocità. Come confermato dalle immagini di un video acquisito dai carabinieri di Belluno da un’autofficina. Le ripresedi di videosorveglianza di un magazzino. “Andava fortissimo, ad una velocità folle”, raccontano in paese. Ma c’è dell’altro. Una delle ipotesi che si stanno facendo strada per spiegare la strage della famigliola è che il gruppo sul marciapiede sia stato centrato deliberatamente. Un testimone sentito dai carabinieri ha riferito che poche centinaia di metri prima del luogo dell’incidente la Hutter aveva avuto un acceso diverbio con una persona che parlava italiano. La donna avrebbe inveito più volte, prima di salire in macchina sgommando. Qualche minuto dopo è avvenuta la tragedia.
L’Audi, lanciata a tutta velocità, non ha sbandato: ha centrato in pieno le tre vittime che stavano camminando davanti sul marciapiede, finendo la corsa contro un palo dell’illuminazione, sul quale si è accartocciato anche il passeggino del piccolo Mattia. Una scena talmente drammatica che il nonno, Lucio Potente, è stato colto da infarto e trasportato in ospedale. A supporto di questa ipotetica pista che parla di omicidio volontario plurimo, ci sono anche alcuni elementi delle perizie. La mancanza di segni di frenata, ed inoltre l’assenza di eventuali strisciate sul muro a fianco della strada che potrebbero, testimoniare una perdita di controllo del veicolo. Sconcerta, in ogni caso; l’atteggiamento della turista nei momenti successivi alla tragedia.
I testimoni parlano del suo volto impassibile e dello sguardo perso nel nulla. Anche in caserma si è chiusa in un ostinato silenzio dopo aver detto con l’ausilio di una traduttrice: “Sono disoccupata, mi trovo qui perché sto facendo un giro in Italia”.