Si potrebbe, forse superficialmente forse no, affermare che, di questi tempi segnati dal covid-19, il populismo politico riguardante il tema immigrazione sia divenuto bipartisan. Tanto che viene spontaneo chiedersi chi, in cuor suo, è realmente sincero di fronte a certe affermazioni. Nel caso del braccio di ferro, per molti dall’esito scontato, tra Musumeci e il Governo Nazionale, il Viminale è stato chiaro:“La sua ordinanza non ha alcun valore perché l’immigrazione è una materia di competenza statale“. Amen verrebbe da dire, sennonché, Musumeci, la cui pazienza sotto la spinta dell’insofferente popolo siciliano (“che razzista non è ma si rischia di farlo diventare”) è giunta al capolinea, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha ribadito la volontà di chiudere gli hotspot e i centri di accoglienza in Sicilia. Tra le tante voci di dissenso sollevatesi, chiaramente appartenenti a partiti opposti a quelli della Lega o di Fratelli d’Italia, plaudenti all’iniziativa del Governatore etneo, c’è quella di Leoluca Orlando e del senatore di Davide Faraone, ex Sottosegretario di Stato del Ministero dell Salute. Sul suo blog personale, il politico palermitano scrive: 

“A me di Musumeci, che vuole solo accattivarsi le simpatie di Salvini, fregandosene dei siciliani, non m’importa un tubo. Ciò che mi interessa è dare una mano ai sindaci di frontiera. Perché sono loro quelli che si trovano a gestire un’emergenza enorme. Sono loro che non possono permettersi giochini politici e ordinanze farlocche. Hanno di fronte una realtà che è ben più grave delle dispute ideologiche e della propaganda.

Parlo di Totò Martello, sindaco di Lampedusa, di Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani, Cettina Di Pietro, sindaca di Augusta e di tanti altri primi cittadini della mia Sicilia.

Gli hotspot (unico luogo adibito ad accogliere i migranti dopo la chiusura degli Sprar con i decreti sicurezza) sono stracolmi e il governo nazionale non può pensare a nuovi campi profughi né a Vizzini né in nessuna altra parte della Sicilia.

Serve umanità, solidarietà, serve che il nostro Paese e l’Europa non voltino le spalle ai siciliani. Serve sicurezza alle frontiere, che non vanno chiuse ma devono essere controllate.

È questo governo nazionale che può e deve dare una risposta ai sindaci e ai siciliani. Perché Musumeci ormai si sta sempre più “crocettizzando”. È diventato esperto in conferenze stampa e comparsate tv, mentre farebbe bene ad occuparsi dei tamponi, di far misurare la temperatura a chi sale e scende dai traghetti e dagli aliscafi. Dai treni e dagli aerei.

Perché di Musumeci non mi importa un tubo, dei siciliani sì.”

Ciò che c’è da stabilire a questo punto, riguardo lo spinoso tema dell’immigrazione legato alla pandemia, è se i siciliani stanno più a cuore a Musumeci o a Faraone. In entrambi i casi il rischio del populismo bipartisan è grande.

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