Festino di Santa Rosalia, una folla per la 400esima edizione: “La droga è la nuova peste che uccide i giovani”

Bonocore

Un tappeto di gente per le vie del centro storico di Palermo, seguendo l’avanzata dell’imponente carro con Santa Rosalia coronata di rose rosse. La 400esima edizione del tradizionale Festino ha calamitato, secondo le prime stime del Comune, circa 350mila persone, complice anche la presenza dei tre amatissimi artisti de Il Volo.

Tra i momenti salienti della manifestazione, l’intervento dell’arcivescovo Corrado Lorefice che ha posto l’accento sulla necessità di combattere e sconfiggere la “nuova peste” che oggi attanaglia Palermo. Si tratta della droga, del crack in particolare, il cui uso dilaga tra i giovani. Poi l’anatema contro la mafia.

Lorefice: “No alla mafia. Sì ai nostri figli”

“A chi vogliamo lasciare la nostra città, i nostri quartieri, le nostre case, le nostre strade? – ha tuonato l’arcivescovo -. A questa nuova peste che sta contagiando i nostri giovani? Ci invade sotto i nostri occhi. Si diffonde come cosa ordinaria il consumo di crack e di altre droghe”. Poi il riferimento alla mafia, con la citazioni dei nomi dei martiri della città: Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Pino Puglisi. “L’organizzazione mafiosa – ha continuato Lorefice – sta tentando di ritrovare nuove risorse attraverso il rinnovato impegno nel campo del traffico di stupefacenti. Gridiamo forte stasera nel Festino di Rosalia il nostro desiderio di riscatto dalla mafia. Aviso aperto. A cielo aperto. No alla mafia. Sì ai nostri figli. Convertitevi anche voi mafiosi”.

Dal Piano della Cattedrale, dove si è fermato il carro trionfale con la statua della Santuzza, il presule si è rivolto ai fedeli esortandoli con il titolo dell’aria di Puccini cantata poco prima dal Volo: “Nessun dorma”.

L’arcivescovo ha rivolto anche un appello “ai politici e agli amministratori della Città e della Regione, affinché si adoperino concretamente e celermente ad approvare il disegno di Legge, nato dalla strada, da incontri fecondi di amore alla città, a Ballarò, per la prevenzione e il trattamento delle dipendenze patologiche. Decreto che io stesso ho consegnato l’anno scorso a luglio, insieme alle diverse realtà civili, ecclesiali e universitarie, che lo hanno stilato. È passato un anno – ha sottolineato Lorefice – e ancora nulla”.

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