Blitz stanotte della Polizia nel trapanese: emessi 13 fermi disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Smantellato il clan Calatafimi-Segesta, gli indagati sarebbero molto vicini ai boss latitante Matteo Messina Denaro.
Avviso di garanzia per Antonio Accardo, sindaco di Calatafimi. Accusato di corruzione elettorale e tentata estorsione con l’aggravante mafia. In manette anche Nicolò Pidone di 57 anni, ritenuto capo della famiglia mafiosa di Alcamo. Era un Forestale stagionale, già nel 2012 aveva ricevuto una condanna; dopo la fine della pena era tornato in servizio con un altro ruolo.
Arrestato anche il complice di Pidone, si tratta di Salvatore Barone. Ex presidente dell’Atm, azienda che Trapani si occupa del trasporto pubblico, è accusato di associazione mafiosa. Infine, misura cautelare anche per Stefano Leo, figura in passato molto vicina al boss di Mazara Vito Gondola. Quest’ultimo morto nel luglio del 2017. Nei guai anche un agente della Polizia Penitenziaria del carcere Pagliarelli di Palermo, il quale avrebbe rivelato notizie riservate.
Le indagini coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Pierangelo Padova e Francesca Dessì. “Abbiamo disarticolato un’organizzazione mafiosa potente e stabile sul territorio. Un’organizzazione che operava sotto ogni punto di vista, anche politico amministrativo ed economico imprenditoriale. “Cosa nostra trapanese è l’humus di sostentamento del latitante Messina Denaro, che sfrutta le intrinseche caratteristiche dell’organizzazione”. Queste le parole del prefetto Francesco Messina al termine del blitz della Polizia.