Salvi morì mentre cercava di piazzare una telecamera nascosta nell’indagine dedicata alla cattura della primula rossa di Castelvetrano. Nel farlo, cadde da un burrone a Monte Catalfano, tra Aspra e Mongerbino. All’epoca non era stato possibile rivelare, ai fini dell’operazione, che il militare era nel gruppo di coloro che erano sulle tracce dell’ultimo padrino stragista.
La storia di Salvi, la cui foto è presente nei reparti anticrimine di Palermo e Marsala, è patrimonio dell’Arma. Non è difficile pensare come il primo pensiero dopo la cattura di Messina Denaro sia andato proprio a lui.
Dai suoi colleghi viene descritto come una persona sempre gentile, disponibile con tutti, animato da una passione per il suo lavoro indescrivibile. “Era il ‘polentone’ più ‘terrone’ che abbiamo conosciuto. È vero, lui era più siciliano di noi, amava la nostra terra forse più di noi. Rideva sempre, e chiacchierava tantissimo. Litigare con lui era impossibile. Era sempre disponibile a risolverci i problemi e ad ascoltarci. Nel lavoro era animato da una passione indescrivibile. Innamorato del sole e del mare, un’altra sua grande passione. Anche dentro la bara hai sfoderato un’espressione serena e il tuo bel sorriso quasi a volerci riferire che sei sempre con noi”. Così lo hanno descritto i suoi compagni della Sezione Anticrimine di Palermo, qualche anno fa.
Matteo Messina Denaro, il suo ingresso in clinica La Maddalena prima dell’arresto – VIDEO