Negli ultimi anni si sono intensificati gli interventi della Guardia di Finanza e della Polizia Postale, e per i “furbetti dello streaming a sbafo” le possibilità di farla franca cominciano a restringersi. Eppure, il fenomeno delle IPTV illegali, attraverso anche il cosiddetto “pezzotto” ─ il decoder android con cui si può ricevere il segnale via internet ─ non accenna a diminuire. Anzi, la propensione degli italiani ad infrangere la legge per guardarsi un film o una serie tv gratis oggi è del 21%. Gli atti di pirateria commessi ogni bimestre sono 57 milioni e il danno al sistema Paese è di oltre un miliardo di euro.
La pirateria digitale è in forte crescita. In particolare quella relativa alla fruizione di IPTV illecite. Si stima che siano ben 2 milioni gli italiani che possiedono un abbonamento illegale. Viene utilizzato per la visione di film, serie/fiction, programmi televisivi ed eventi sportivi live. Federico Bagnoli Rossi, segretario Generale della Fapav, Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, ha spiegato: «Il fenomeno delle IPTV illegali è in crescita anche perché molto remunerativo. Abbiamo una vera e propria filiera criminale. All’apice c’è una centrale di smistamento che passa il segnale a tutta una serie di soggetti, i cosiddetti reseller, che a loro volta lo rivendono».
I controlli sono difficili, dice Bagnoli Rossi: «Le vere difficoltà dipendono dalla forte componente tecnologica del sistema di trasmissione e dalla diversificazione logistica delle strutture. Buona parte delle centrali per esempio ha sede nei Paesi dell’Est ed è quindi difficilmente perseguibile e molti reseller utilizzano servizi che gli garantiscono l’anonimato». Nonostante ciò i nuclei specializzati della Guardia di Finanza e la Polizia Postale negli ultimi mesi hanno messo a segno molte operazioni importanti. Meno di due mesi fa per esempio, l’operazione “The Net”, con perquisizioni in Toscana, Emilia-Romagna, Campania e Calabria, ha portato all’inibizione di una serie di accessi a piattaforme digitali che consentivano la fruizione a sbafo di contenuti televisivi IPTV utilizzati da oltre 500mila utenti.