Finte assunzioni a base Nato: truffate 150 persone, casi anche a Palermo

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Avrebbero raggirato diverse vittime pubblicizzando l’apertura di una fantomatica base militare Nato nell’Agrigentino. E’ quanto portato alla luce dall’inchiesta Multilevel, coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal Sostituto Procuratore Giulia Sbocchia.

Le indagini dei Carabinieri di Canicattì e della Procura della Repubblica di Agrigento si sono rivolte, in particolare, ai territori di Canicattì, Racalmuto, Palma di Montechiaro, San Cataldo, Caltanissetta e Palermo.

Scoperta la truffa realizzata da tre indagati che avrebbero promesso posti di lavoro al ministero della Difesa in cambio di denaro. Le vittime arrivavano così a pagare laute somme, a partire da 2.500 euro, per “saltare” l’esame di assunzione alla base militare.

Truffe a medici e imprenditori

Quella dell’esame non era però l’unica promessa messa in campo. Tra le almeno 150 persone raggirate, ci sono anche imprenditori a cui veniva promesso di poter insediare la loro attività nella base.

È quanto accaduto, ad esempio, ad un’imprenditrice di Racalmuto, a cui era stato proposto di aprire un bar nella base militare. Convinta di dover far fronte alle esigenze delle centinaia di soldati che avrebbero popolato Punta Bianca, l’imprenditrice ha pagato 5.000 euro per partecipare al progetto. Ha inoltre costituito una nuova società e fatto ricorso al credito per ingrandire il proprio laboratorio. Purtroppo, il successivo avvento della pandemia e il peso dei debiti contratti l’hanno infine portata a cessare l’attività.

Finte assunzioni alla base Nato, l’organizzazione

A coordinare il sistema di raggiro sarebbero stati un uomo di Licata, che amava farsi chiamare il “vescovo cardinale di Morreale”, e A. F. e D. F., due fratelli di Canicattì. I due, rispettivamente 57 e 49 anni, sono titolari di attività gravitanti nel settore delle forniture mediche. I tre avrebbero raggirato anche medici professionisti.

La truffa avrebbe fruttato agli indagati circa 500mila euro. Secondo l’accusa, i tre usavano anche il nome di un alto ufficiale militare di origini agrigentine per apparire più convincenti. L’uomo era naturalmente all’oscuro della vicenda, ma i tre avrebbero dichiarato che sarebbe stato il futuro comandante della base militare.

Lunedì scorso è avvenuta dunque la notifica dell’avviso di conclusione indagini per le ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e sostituzione di persona. In una perquisizione, il 7 settembre 2020, i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato le mappe della base mostrate alle vittime, i contratti, sottoscritti con la contestuale consegna dei tesserini recanti effigi false e la dicitura Comando generale d’oneri, ma anche il libro mastro dei truffati con le quote corrisposte da ciascuno.

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