Preoccupazione a Palermo per il focolaio alle Poste: si attende l’esito di 50 tamponi

Lunedì scorso una dipendente del servizio raccomandate del Centro meccanografico di smistamento delle Poste di via La Malfa è risultata positiva al Coronavirus. La prima conseguenza è stata che a Palermo nelle ultime 24 ore ci sono otto contagiati accertati riconducibili all’infezione contratta dalla impiegata. Ma, come scrive il Giornale di Sicilia, questi otto nuovi positivi non sono colleghi della donna: apparterebbero invece alla cerchia di suoi familiari o amici che sono stati già contattati ed esaminati dall’Asp. Lo ha specificato Maurizio Affatigato, coordinatore nazionale e segretario territoriale di Cisl Poste.

L’ATTUALE SITUAZIONE

Il sindacalista ha anche precisato che il marito della dipendente, risultato anch’egli positivo, non lavora alle Poste ma in tutt’altro ambito. Inoltre, per fare ulteriore chiarezza ha aggiunto che fra i contagiati non possono esserci utenti perché il Centro non è un ufficio aperto al pubblico. Ma ci potrebbero essere colleghi della donna. Non tutti i 150 impiegati che lavorano al Centro, in quanto  solo 50  possono avere auto contatti con la paziente. Questi dipendenti, in via precauzionale,  sono già stati  mandati a casa dal direttore, e si trovano in isolamento domiciliare. A tutti questi soggetti ieri è stato effettuato il tampone, e se ne attende l’esito.

LOCALI SANIFICATI E APPELLO DI ORLANDO

Affatigato ha inoltre assicurato che tutti i locali sono stati sanificati e che il servizio non ha sofferto rallentamenti da questo inconveniente, grazie ai dipendenti fatti rientrare dalle ferie per coprire l’assenza di chi è in quarantena. Intanto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in relazione all’impennata di casi in Sicilia, ha invitato la popolazione al «rispetto delle norme di prevenzione più basilari, a partire dall’uso della mascherina, evitando gli assembramenti. La nostra ordinanza per il Ferragosto, come altre emesse in queste ore da altri enti, mira proprio ad evitare che si creino pericolose situazioni».

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Pippo Maniscalco