“Il silenzio del cielo”, canto al tempo ritrovato di Francesco Federico

L’opera è stata scritta tra il 10 gennaio e il 7 maggio 2020, durante il lockdown

Francesco Federico è nato a Palermo ma risiede a Bagheria

Il passato e la memoria. Il legame eterno e incrollabile che lega i vivi ai defunti, un sentimento che si rivela potentemente nella quotidianità, nell’interconnessione tra i luoghi, nella consapevolezza della caducità di tutte le azioni umane. Il poeta e scrittore palermitano Francesco Federico sceglie la prosa lirica per narrare le vicende del suo alter ego Manfredi in una Palermo monumentale e di sacrale bellezza.

Con “Il silenzio del cielo“, pubblicato da Edizioni Helicon, l’autore, classe 1949, raggiunge la compiutezza letteraria assoluta, all’insegna di una felice coincidenza tra parole e descrizione degli ambienti. Gli spazi diventano funzionali alla narrazione pur rimanendo – al tempo stesso – avulsi dalle vicende del protagonista.

O meglio, di uno dei due protagonisti della storia: uno è Manfredi, l’altro è la città. Quest’ ultima è restituita al lettore attraverso una mappa emotiva dove ogni luogo corrisponde a una stagione della vita.

Distante anni luce, culturalmente e umanamente, da scrittori e poeti che privilegiano l’esibizione del proprio io alla qualità dei contenuti – e spesso anche della forma – Francesco Federico si è sempre connotato per l’estrema generosità nel narrare esperienze e stati d’animo universali.

Il suo, è un racconto che esprime un sentimento poliedrico, seppure in chiave intima e personale. Empatia, sensibilità, tensione morale, umanità e rispetto per la vita in ogni forma sono i motivi ricorrenti della comunicazione emotiva dell’autore. In assoluto uno dei più apprezzati del panorama siciliano, stimato anche fuori dall’Italia.

"Il silenzio del cielo" si arricchisce della prefazione di Cristiana Vettori
“Il silenzio del cielo” pubblicato da Edizioni Helicon

Il tema del lutto e della – mancata? – elaborazione è centrale nell’ opera – impreziosita dalla prefazione di Cristiana Vettori – e diventa il pretesto per una riflessione di ampio respiro sulla condizione umana.

PALERMO, LUOGO DEL RITORNO E DELLA MEMORIA RITROVATA

La nozione di passato attraversa tutto il racconto ed è predominante. Ma è un tempo vivo, dinamico, che investe in modo dirompente il presente, disegnando il futuro: il lettore viene condotto, fluidamente e gentilmente, lungo il vissuto dal protagonista.

Il Conservatorio, i Teatri Massimo e Politeama, piazza Castello, la Cattedrale: luoghi attraversati durante la torrida stagione estiva, tra simboli e architetture del passato, il flusso dei turisti. E poi ci sono via Sampolo e via Montepellegrino, il Don Bosco, viale della Libertà e via Empedocle Restivo.

Le strade reclamano progresso civile, dialoghi urbani e diritti universali, chi le percorre incrocia il proprio divenire con quello dei consimili, nella certezza che nessun essere umano possa declinare la storia personale soltanto al singolare.

L’infanzia struggente, i volti delle persone incontrate e perse lungo il cammino degli anni, i tasselli mancanti e poi ritrovati del mosaico familiare, la ricostruzione dell’identità personale : Francesco Federico si avventura con successo in una materia che pochi autori sanno affrontare senza ricorrere a banalità narrative. Altro tema caro all’autore e reso al meglio è il rapporto con la Terra, la Madre. Il tutto, nell’assoluta convinzione della necessità di una relazione armonica tra l’uomo e tutti gli esseri viventi, in una prospettiva di pacificazione universale.

IL RAPPORTO CON I DEFUNTI

Tutta l’opera, realizzata tra gennaio e maggio 2020, riflette le angosce legate all’emergenza da Covid 19, con tutto il carico di solitudine e percezione della precarietà che ne derivano.

Il padre, le nonne, i cugini, gli zii, andati via da tanto tempo, accompagnano Manfredi nel suo ritorno a Palermo.

Il senso del libro è racchiuso nell’assenza che diventa presenza, e nella mancanza che genera inquietudine e voglia di infinito. “Siete tutti assenti. Mi mancate…moltissimo. Perché il mistero della morte? Perché siete in altra dimora?”: sono gli interrogativi dell’alter ego dell’autore, che si autodefinisce “naufrago nel mare rosso sangue”. Un’immagine di rara potenza cromatica che tratteggia una condizione tipicamente umana: alla deriva, in preda al dolore, ma la speranza rimane insopprimibile.

FRANCESCO FEDERICO

Autore apprezzato sia dal pubblico che dalla critica letteraria specializzata, ha iniziato a pubblicare nel 1966. Originario di Palermo ma residente a Bagheria, svolge attività letteraria e si occupa di critica d’arte.

Insieme alla moglie, la poetessa Cristina Casamento, nel 1991 istituisce il Premio Internazionale di Poesia “L’ Acàlypha” .

L’anno successivo, insieme agli amici pittori Fabrizio Avena, Nino Bruno, Susanna Laura Ciaccio, Enzo Orlando, Francesco Pintaudi ,Tommaso Serra e alla stessa consorte, costituisce l’associazione culturale “Documenta 2000”.

Fonda, nel 1998, l’omonima casa editrice Federico che nel 2012 cesserà le pubblicazioni. Nel 2000 promuove il Premio di Narrativa “Le Driadi”.

Biagio Lo Cascio e Simona Scilla hanno musicato i testi dalla silloge poetica “Il Viaggio difficile”, una delle sue opere più belle. Nel 2005 ha aderito al Sindacato Nazionale Scrittori, fondato da Corrado Alvaro. Dal 2009 è iscritto alla Siae, come compositore della parte letteraria. I suoi testi, presenti in antologie e riviste letterarie, sono stati tradotti in rumeno, inglese, francese, tedesco e spagnolo.