Dici Franco Battiato e la mente si dirige verso mete lontane, sospese tra il mondo esotico e quello esoterico. Dici Franco Battiato e, ancora prima di pensare alla musica, filosofie e immagini straordinarie si stagliano chiare: la mistica tibetana, la Tunisia, la Sicilia assolata e incantevole cantata lungo un viaggio in treno, le folgorazioni teutoniche.
Mondi che, come suggerisce il titolo di una sua canzone, vagano “Da Oriente ad Occidente”.
Un immaginario ricchissimo dove la potenza del pensiero sovrasta qualsiasi dimensione materica.
Elementi costanti nella sua poetica, al pari del richiamo alle religioni orientali, alla meditazione e alla presa di distanza dagli inganni del denaro.
Non sarà possibile dimenticarlo semplicemente perché Franco Battiato, ancora prima che un artista, è stato uno degli uomini più coerenti, rigorosi e radicalmente onesti dell’ultimo secolo.
Non avrà eredi ma, al contempo, lascia un’eredità di raro valore.
“Devi cercare di creare qualcosa per te stesso – esortava il cantautore originario di Riposto – pertanto impegnati a non pensare al guadagno, ai giudizi, al successo”.
“Evolvendoti – ragionava – farai del bene anche agli altri”: non esiste frase che possa sintetizzare al meglio il suo pensiero e il rapporto che intratteneva con l’arte.
In tal senso, è emblematica la brevissima esperienza compiuta quale assessore alla Cultura della Regione Siciliana quando il governatore era Rosario Crocetta.
Era il 2012 e in conferenza stampa gli fu chiesto a quali progetti volesse lavorare.
Franco Battiato si affrettò a rispondere che, in primis, per il suo incarico non avrebbe accettato alcuna retribuzione.
Il “prestito” dell’artista al mondo della politica non poteva durare: lui era “ontologicamente” avverso alle logiche spartitorie proprie dei partiti.
Venne messo alla porta – poco elegantemente – dall’allora presidente , a seguito di una frase shock che divenne un caso mediatico.
In sintesi, l’artista catanese paragonava senza troppi giri di parole alcuni politici alle prostitute, pronti a tutto in nome del potere.
La dichiarazione dell’artista venne pronunciata a Bruxelles, durante un incontro istituzionale dedicato al tema “Nuovi percorsi fra turismo e cultura in Sicilia”.
Qualcuno disse che per Rosario Crocetta quella fu l’occasione giusta per disfarsi dell’assessore, un elemento ingovernabile e del tutto insubordinato.
Quel mondo che avversava – non da intellettuale elitario, ma da uomo onesto deluso dalle istituzioni – oggi gli ha reso omaggio senza distinzioni.
Ricordandone anche la tensione civile e le invettive rivolte ai disonesti e agli immorali : in tal senso, “Povera Patria”, agli inizi degli anni novanta, rimarrà tra le canzoni più severe di tutti i tempi contro la politica corrotta.
Forse, le parole più belle sono state quelle pronunciate dal sindaco di Catania Salvo Pogliese che, sulla propria pagina facebook, ha espresso stima e rispetto per un uomo e un artista “capace di fornire chiavi di interpretazione della vicenda umana illuminanti“.
E, va aggiunto, capace di considerare la morte come una trasformazione necessaria, vissuta senza paura.