Furti d’auto con ricatto e riscatto: «I clan avallano il “cavallo di ritorno”»
Il presidente del tribunale: «Dietro i furti d’auto c’è la mafia. Nei cittadini cresce un senso d’insicurezza che può legittimare i boss»
Negli ultimi mesi a Palermo c’è una crescita costante di furti d’auto, ed anche dei conseguenti tentativi di avvicinare i derubati e cercare di consegnare l’automezzo dietro compenso. Il così detto “cavallo di ritorno”. Come scrive il Giornale di Sicilia, il presidente del Tribunale Antonio Balsamo ha parlato della recrudescenza di questi reati predatori. «Da alcune indagini già oggetto di provvedimenti emessi dal Gip ─ ha detto ─, è emerso che in alcune zone della città sui furti d’auto esiste il controllo di Cosa nostra».
«Le famiglie autorizzano i furti e indicano i ricettatori»
I cittadini, per cercare di affrontare questo problema, cercano di fare rete: segnalano i furti subiti in gruppi Facebook che inizialmente erano destinati ad oggetti smarriti. Adesso ci sono sempre più spesso segnalazioni di furti di automobili e furgoni, con indicazione di marca e modello, e della zono dove è avvenuto il ‘misfatto’. Il presidente del tribunale ha spiegato come avviene il controllo e la gestione del traffico da parte della mafia: «Le famiglie danno la loro preventiva autorizzazione a che il furto avvenga. Una volta che l’autore incassa i proventi è costretto a versare una percentuale nelle casse della famiglia. A volte i boss indicano espressamente il ricettatore a cui l’autore del furto deve rivolgersi nel caso debba piazzare l’auto». Vi è quindi ul controllo sull’autore del furto, che è anche a conoscenza dei ricettatori a cui, se occorre, dovrà rivolgersi.
«La mafia usurpa le funzioni dello Stato in materia di sicurezza e giustizia»
Antonio Balsamo ha anche affermato che negli ultimi tempi nei cittadini si sta insinuando un pesante senso di insicurezza, che potrebbe legittimare la mafia: «Cosa nostra usurpa le funzioni dello Stato in materia di sicurezza o giustizia, è nel suo Dna. Se chi viene derubato non ripone più la sua fiducia nello Stato, può ricadere in un percorso di complicità con la mafia, con la quale può successivamente stabilire un rapporto più intenso».
Fonte foto: Il Sole 24h