Avrebbero messo a segno dei furti d’auto e motocicli per poi estorcere denaro ai legittimi proprietari mediante il metodo del cosiddetto “cavallo di ritorno”. Sono queste – e non solo – le accuse rivolte ai sette destinatari dell’ordinanza eseguita stamani a Palermo dai Carabinieri della Compagnia San Lorenzo e dagli agenti della Squadra Mobile “Sezione Reati contro il Patrimonio”. Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della Procura della Repubblica, contesta loro, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio, rapina ed estorsioni.
In carcere sono finiti Mirko Lo Iacono, 28 anni, Giuseppe Basile, 29 anni, Davide La Rosa, 21 anni, Stefano Angelo Randazzo, 25 anni, Francesco Nappa, 39 anni. Tutti residenti allo Zen a Palermo. Ai domiciliari invece Carlo Mazzé, 22 anni, e Nicola Spinnato, nato a Cantù, 52 anni.
L’operazione è il risultato di un’indagine avviata nel 2021 e condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia San Lorenzo e contestualmente, con analoga attività, dalla Squadra Mobile della Questura. Al termine è emersa l’operatività di un sodalizio criminale i cui componenti sono ritenuti responsabili di una rapina a mano armata, nonché di numerosi furti di autovetture e di motocicli, in relazione ai quali gli arrestati avrebbero, con il metodo del “cavallo di ritorno”, estorto ai proprietari somme di denaro, oscillanti tra i 300 e i 1.500 euro, per tornare in possesso dei loro mezzi.
In particolare, i sette destinatari dei provvedimenti restrittivi, tutti abitanti nel quartiere di San Filippo Neri, sono ritenuti responsabili di numerosi furti commessi nel capoluogo e nei comuni limitrofi avvalendosi anche della complicità di altri indagati. Quest’ultimi sono indagati in stato di libertà, in totale 22 persone.