Futuro Palermo: Dionisi supera l’ennesimo bivio, ma la strada resta in salita
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Alessio Dionisi resta al suo posto. Queste, al momento, le direttive arrivate dai vertici della società di Viale del Fante, dopo attente valutazioni e riflessioni su un esonero che, ad un certo punto, sembrava fosse imminente quanto dovuto. L’ennesimo passo falso compiuto domenica in casa con il Mantova non è dunque bastato a prendere la tanto attesa, e giustificata, decisione sul futuro della panchina rosanero.
A chiedere a gran voce “la testa” dell’allenatore toscano erano stati gli stessi tifosi con uno striscione (firmato CNI) esposto all’esterno dello stadio “Barbera”, che recitava senza mezzi termini lo slogan: “Dionisi anche noi lo vogliamo…Te ne devi andare”. Con riferimento alla celebre frase urlata dall’allenatore sotto la Curva Nord ad inizio stagione, quando le prospettive della squadra erano ben diverse da quello che è avvenuto invece poi nel corso del campionato.
La confusione regna sovrana
Un torneo che non è mai decollato: i 32 punti ottenuti in 26 partite, frutto di 8 vittorie, altrettanti pareggi e ben 10 sconfitte, sono la “pennellata d’autore” di un quadro assolutamente desolante. Basti pensare che il già contestatissimo Palermo di Corini lo scorso anno, di questi tempi, aveva ottenuto 14 punti in più del Palermo attuale. Se è vero, come è vero, che la qualità della rosa a disposizione di Dionisi non può essere messa in discussione (a maggior ragione dopo gli onerosi innesti del mercato di gennaio) è dunque facile individuare il principale responsabile di un rendimento che, senza timore di esagerare, può definirsi disastroso.
Che l’ex tecnico del Sassuolo sia in evidente confusione è fin troppo palese. Una confusione evidenziata dall’impiego di calciatori fuori ruolo, da sostituzioni tanto cervellotiche quanto spesso discutibili nelle tempistiche, ma anche da frasi, ripetute come un mantra in ogni conferenza stampa, che vanno in combutta tra loro. Su tutte: “Mi assumo le mie responsabilità. Non ho problemi a metterci la faccia, preferisco che la gente se la prenda con me e non con la squadra.”, smentita pochi istanti dopo da: “Non credo di essere l’unico responsabile, in campo non scendo io”.
Per non parlare poi delle volte in cui Dionisi ha messo goffamente le mani avanti, affermando che “questa squadra è una squadra normale, non fuori categoria” o ancora che “i primi posti non ci competono”. Dichiarazioni poco ambiziose e soprattutto di scarsa stima nei confronti di quegli stessi calciatori che, lui stesso, dichiara di voler tutelare dagli attacchi della tifoseria e di una piazza estremamente esigente.
Non volendo mettere in discussione la buona fede delle sue parole, né tantomeno la professionalità e le capacità di un tecnico che ha comunque un suo trascorso felice alle spalle, possiamo sintetizzare affermando che “non tutte le ciambelle riescono col buco”. Ci sono esperienza professionali che nascono sotto una buona stella ed altre che, al contrario, non riescono altrettanto bene, per una serie di fattori non sempre identificabili. In questi casi serve però soltanto ammetterlo e, se è il caso, farsi da parte. Incaponirsi ad andare avanti a tutti i costi non porta beneficio a nessuno, né alla squadra né allo stesso allenatore.
A questo punto però su una cosa siamo d’accordo con Dionisi: la colpa di un Palermo che, a dodici giornate dalla fine della regular season, si distacca di soli quattro punti dalla zona playout non è solo sua; ma anche di una dirigenza che troppo spesso fa finta di non vedere e, altrettanto sovente, tarda ad intervenire.
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