Gabbiano porta via il cane di una turista: “Attenzione anche a gatti e animali di piccola taglia”

L’episodio, accaduto a Napoli, suscita timori e riflessioni ad ampio raggio: dal rapporto dell’uomo con gli animali selvatici fino alla gestione dei rifiuti

gabbiano

Suscita non pochi timori quanto accaduto nei giorni scorsi a Napoli, dove una turista si è vista portare via da sotto gli occhi il cagnolino da un gabbiano in volo. L’episodio è stato reso noto da Carlo Restaino, consigliere della III Municipalità Stella-San Carlo all’Arena (Europa Verde).

Diversi presenti hanno assistito allo spiacevole episodio: la donna passeggiava al parco e ha slegato il cane, quando improvvisamente un gabbiano si è avventato addosso all’animale e l’ha portato via.

“Del cagnolino, purtroppo, si sono perse le tracce”, ha commentato Restaino spiegando che si tratterebbe di un Pinscher Nano. “Voglio lanciare per questo un invito a tutti i frequentatori del Bosco di Capodimonte, ma anche di altri parchi pubblici – ha poi concluso –  a proteggere i propri cani tenendoli con il guinzaglio, soprattutto se sono di piccola taglia o sono cuccioli. Nel parco è possibile lasciare gli amici a quattro zampe liberi all’interno delle aree destinate allo sgambettamento. Ma anche in quel caso bisogna essere molto prudenti. Spero che tutti gli amanti degli animali possano essere attenti, per evitare altre spiacevoli storie, come quella che abbiamo raccolto”.

Gabbiano “rapisce” cagnolino: l’episodio e le sue possibili cause

La notizia dell’accaduto ha fatto presto a divenire virale sul web. Un episodio che suscita molteplici riflessioni, a partire da quelle di chi si lamenta per la presenza di rifiuti in città. C’è chi racconta di aver assistito ad episodi analoghi, chi confessa di averli sempre temuti.

“I gabbiani sono uccelli predatori ed è normale che possano attaccare altri animali di piccola taglia. Lo fanno con i colombi, ma prendono di mira a volte anche i gattini. Purtroppo è accaduto e può succedere ancora. Possono essere più aggressivi in prossimità dei nidi, soprattutto nel periodo della riproduzione, da marzo a luglio”. Così ha spiegato la dottoressa Marina Pompameo, Direttore Area di Coordinamento Sanità Pubblica Veterinaria e Polo Didattico Integrato e responsabile dell’Ospedale Veterinario dell’Asl Napoli 1, a Fanpage.it.

La dottoressa ha anche chiarito che negli ultimi decenni, alcune specie di gabbiani sono aumentate in Europa e nel Nord America. Il tutto per via soprattutto dell’incremento di sostanze alimentari messe a disposizione, direttamente o indirettamente, dall’attività dell’uomo. “La possibilità di trovare cibo, durante la stagione invernale, presso le discariche, la relativa confidenza con l’uomo, che lo portano ad alimentarsi presso gli allevamenti ittici, nei porti e dai pescherecci ed a nidificare persino sui tetti delle abitazioni, garantiscono al Gabbiano reale una buona sopravvivenza e una solida continuità di presenza nei siti occupati”.

Gabbiano e aggressività: come proteggersi

Il gabbiano è quindi da considerarsi un animale aggressivo? La dottoressa Pompameo afferma che si tratta di un atteggiamento connesso alla fase riproduttiva: ” Soprattutto nel periodo che va dall’occupazione dei siti di nidificazione all’acquisizione di autonomia della prole (marzo-luglio). In questa fase, gli adulti, una volta costruito il nido, di solito sui tetti e i terrazzi degli edifici, lo difendono esibendo un comportamento molto minaccioso nei confronti degli intrusi umani e di fatto impedendo l’accesso alla zona”.

È necessario, quindi, proteggere se stessi ma anche i propri animali domestici. Il primo consiglio è quello di allontanarsi dalle zone dove i gabbiani si mostrano aggressivi per difendere il nido. E, poi, tenere al guinzaglio gli animali. Può essere d’aiuto anche evitare di lasciare in stato di abbandono terrazzi e altri siti che si prestano ad essere usati per la nidificazione. “Ma anche esercitare una virtuosa gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani in modo da non fornire fonti trofiche aggiuntive a quelle naturali”, conclude la dottoressa.

“Non nutrite gli animali selvatici”

A commentare l’accaduto a La Stampa è invece Andrea Brutti, responsabile della sezione fauna selvatica dell’Enpa. “Bisogna premettere che di questo caso specifico e tutto da accertare esistono versioni un po’ diverse – asserisce -. Tuttavia, i gabbiani, come molti altri animali, durante la fase di riproduzione diventano estremamente possessivi dei propri piccoli. Più che un tentativo di predazione  per fame, mi dà l’impressione – conoscendo l’animale – che abbia percepito la presenza di questo animale come un pericolo”.

Un cane, indipendentemente dalle sue dimensioni, rappresenta comunque un pericolo potenziale per il gabbiano. Volatile che tra l’altro non è un rapace. “Non hanno artigli che consentono di predare l’animale e mangiarselo da qualche parte”, spiega Brutti. “I gabbiani compiono anche dei cosiddetti falsi attacchi nel tentativo di spaventare, ad esempio, l’essere umano che si avvicina a nidi o cuccioli”.

Infine un messaggio che riguarda tutti da vicino. “Gli animali selvatici non hanno bisogno in alcun modo di essere nutriti – spiega Brutti -. Anche i piccioni. Questo perché non solo perché poi si modificano dei comportamenti rendendo gli animali più confidenti, ma perché si fa proprio un danno. Molto spesso il cibo dato è di scarsissima qualità. Spesso si vede dare ad esempio il pane, che porta questi animali ad una grandissima debilitazione / intossicazione alimentare. Li debilita a tal punto che le generazioni successive sono più deboli e quindi più sensibili alle malattie. Purtroppo è molto difficile da far capire alle persone.

 

 

CONTINUA A LEGGERE