Rischia di divenire il più angosciante dei calvari il percorso di vita di Gaetano, 25enne palermitano affetto, fin dalla nascita, da un deficit cognitivo tale da interferire in maniera importante con le funzioni quotidiane.Gli è stata riconosciuta un’invalidità del 100%, tanto da rendere necessario, come stabilisce l’art.3 comma 3 della legge 104/92 “ un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione. Le situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici.”
L’ANGOSCIA DI MAMMA PATRIZIA
“Non siamo certo noi a sostenerlo – afferma la signora Tumminia Patrizia,mamma di Gaetano– quanto la stessa legge. Eppure, fino ad ora, mio figlio è stato sballottato a destra e a manca come fosse un pacco postale anzichè un essere umano bisognoso di cure e attenzioni. Invito qualsiasi genitore a mettersi nei nostri panni. Oggi, a distanza di due anni dal soggiorno di Gaetano presso una struttura di Torino, adeguata al trattamento della sua patologia, lo vediamo indebitamente ricoverato, a Palermo, presso strutture SPDC (SERVIZIO PSICHIATRICO DI DIAGNOSI E CURA). Sono posti che poco hanno a che fare con Gaetano. E, pur non avendo nulla da ridire sull’operato dello staff del Dott. Serio (Gaetano si trova presso il reparto di psichiatria dell’Ospedale Ingrassia), non posso non ribadire il concetto: nostro figlio – prosegue angustiata Patrizia– , con questo problema c’è nato, motivo per il quale la cura migliore che può essergli somministrata non è fatta di farmaci bensì da tanto amore e pazienza.”
Mamma Patrizia:“Nessuna gabbia, nè per Gaetano nè per tutte le persone affette da problemi neurologici”
APPELLI CADUTI NEL VUOTO
Oggi però, senza l’adeguato sostegno di un’assistenza sanitaria, fosse anche per mezza giornata, diviene complicato immaginare la vita di Gaetano persino a casa sua. “Ricordo che – dice Patrizia intervistata da Palermo Live – , pur assumendo atteggiamenti spesso assimilabili a un bambino di non più di cinque anni, mio figlio è pur sempre un giovane di 25 anni. Nei momenti di rabbia, gestirlo non è mai cosa semplice, e dal momento che tra non molto mio marito rientrerà al lavoro, il fatto di doverlo fare da sola mi preoccupa non poco. I nostri appelli in tal senso, nonostante le promesse, sono puntualmente caduti nel vuoto. Pagare in passato, di tasca nostra, il servizio di assistenza, dovendo attingere dai soldi percepiti per Gaetano, a causa della nostra situazione non certo florida dal punto di vista economico, trovo sia a dir poco ingiusto.”
VOGLIAMO RISPOSTE
Patrizia è un fiume in piena.“Da mamma ho il cuore a pezzi. Non si può assolutamente continuare in questo modo, ne va della salute, anzi della stessa vita di Gaetano. E’ lui stesso d’altronde, nei momenti di lucidità a capire che c’è qualcosa che non va. Come noi, vuole risposte per conoscere il futuro che lo attende, e non ottendendole si sente preso in giro, con la conseguenza di dare in escandescenza. Non basta una puntura di tranquillante per risolvere la cosa – si sfoga la mamma di Gaetano –. La situazione è giunta ad un bivio: o ci viene riconociuta l’assistenza domiciliare, tra le altre cose prevista dalla legge, oppure si permette a Gaetano di essere accolto in strutture adeguate al trattamento della sua patologia. Paradossalmente, pur sapendolo a migliaia di chilometri di distanza, io e mio marito eravamo più sereni quando era a Torino che non oggi nella nostra città presso le SPDC. Gaetano lì veniva impegnato in tante attività, tra gite, giochi e attività motoria all’aria aperta. Ripeto, vogliamo risposte certe e non ci fermeremo fino a quando non le avremo ottenute.”
Per correttezza professionale, il nostro giornale, senza ricevere risposta, ha contattato lo staff sanitario del reparto SPDC del reparto dell’Ospedale Ingrassia di Palermo, con l’intento di approfondire l’argomento.
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