Mamma Benedetta e papà Marco sono due caterpillar, di quelli che non si fermano davanti a niente e a nessuno. Sono i genitori di Beatrice, per loro la piccola Betty, una bimba con due bellissimi occhi azzurri a cui il destino ha concesso solo cinque mesi per guardare il mondo. Da quel benedetto 2 marzo del 2018, data in cui è nata la piccola palermitana, ad un maledetto 30 agosto dello stesso anno, quando il suo cuoricino ha cessato di battere in una sala operatoria dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.
Angosciante, inspiegabile, persino odioso, quando un destino di questo tipo viene riservato alla pura innocenza. Un buchetto tra due ventricoli, tecnicamente chiamato DIV, già ravvisato e per questo monitorato quando ancora Betty era nel grembo della madre, aveva indotto i medici, il cardiochirugo Felice Calvaruso e il cardiologo Placido Gitto, a decidere di operarla. È il 30 giugno del 2018 quando, a Taormina, viene programmato l’intervento di chiusura DIV. Tre giorni dopo, precisamente il 3 luglio alle 10.30, la piccola viene posta sul tavolo operatorio. A complicare il quadro clinico una sling polmonare, una rara patologia che consiste nell’anomalia di un’arteria polmonare, che diventa presunta, considerata l’illeggibilità della tac richiesta.
“Dodici lunghe ore sopra il corpicino di una bimba di appena cinque mesi racconta a Palermo Live la mamma di Betty -. Considerato l’epilogo della vicenda, la domanda che qualsiasi genitore si porrebbe non può che essere: cosa è successo durante tutto questo tempo? Vogliamo la verità – dice con forza la donna – e faremo di tutto per ottenerla. L’inchiesta – continua – ha ormai divulgato i nomi degli indagati, ecco perché, a questo punto, anche io e mio marito abbiamo deciso di affrontare quella che è giusto definire come una situazione oscena”.
La Procura di Roma – ci racconta – dopo avere disposto l’autopsia, in seguito ai risultati della stessa, ha riconosciuto responsabilità gravissime al chirurgo, Felice Calvaruso che è anche il genero del sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “In tutto questo la Procura di Messina – sostiene la mamma di Betty – tramite il pm Annalisa Arena, due anni fa, ha fatto eseguire una perizia documentale in cui il medico Giovanni Andò si tirava fuori sostenendo di non avere nessuna responsabilità. A rendere ancora più inverosimile l’intera storia – continua – è il fatto che lo stesso pm abbia chiesto l’archiviazione del caso nonostante mancasse una relazione dell’autopsia. In buona sostanza una relazione – a suo dire – fasulla”.
Successivamente, mamma Benedetta chiede al procuratore De Lucia di fare chiarezza, ottenendo l’allontanamento e la sostituzione del pm Annalisa Arena. A questo punto la Procura di Messina chiede l’incidente probatorio, ovvero una terza perizia che la mamma di Betty, però, non ha mai accettato.
“Soprattutto – spiega indignata Benedetta – davanti alla risolutezza della Procura di Roma, che coadiuvata da due luminari quali il professor Pomè e il professor Grande, ha decretato l’assoluta inadeguatezza, per tempi e condotta dello staff medico siciliano, ritenuto quindi colpevole. Scontata da parte della Procura di Messina la volontà di procedere ad una terza perizia che, comunque, dietro nostra legittima richiesta verrà fatta alla presenza di medici che siano estranei al foro siciliano”.
Parole forti, lo sfogo e le accuse di una donna certamente provata dalla morte di una bimba di appena sei mesi che porta ancora una lacerante ferita nel cuore, che noi riportiamo per dovere di cronaca. Ma è chiaro che a determinare i reali accadimenti e le precise responsabilità, spetterà ai giudici. Grazie alla tenacia dei genitori di Betty, però, passi avanti sulla ricerca della verità ne sono stati fatti. Saranno a breve nominati tre professori di Trieste e, il 23 settembre, davanti al magistrato, la coppia presenterà la nuova perizia.
Un segnale forte e chiaro quello di Benedetta e Marco, determinati ma anche amareggiati: “Sono state tante le testate giornalistiche e i media in generale che ci hanno abbondanati dopo l’iniziale interessamento – spiega la giovane mamma a Palermo Live -. Non ho fatto mistero di avere pensato che, in tal senso, possa avere pesato non poco il grado di parentela che lega il cardiochirurgo Felice Calvaruso al sindaco Orlando, perché, si sà, ed è inutile nasconderlo, quando entra in gioco la politica ci si può aspettare di tutto”.
Giorno 30 agosto intanto, per ribadire quanto sia ancora sentita a livello umano la triste storia di Beatrice, verrà organizzata una fiaccolata in sua memoria davanti il Tribunale di Palermo: “Sarà presente chiunque abbia intenzione di mandare avanti la cosa. Perché, è bene sottolinearlo – prosegue Benedetta – questo non è un presunto caso, bensì il manifesto della cosiddetta malasanità italiana. Ho perso una figlia meravigliosa e chi, per qualsiasi motivo, ha in mente di coprire eventuali responsabilità o spera di farla franca, non ha fatto i conti con la tenacia mia, di mio marito e di tutte le persone profondamente toccate da quanto accaduto”.
E sono davvero tante, perchè, come ci dice Benedetta, è ancora una volta il megafono dei social a fare la differenza in tema di sensibilizzazione. Esiste infatti una pagina Facebook intitolata “Beatrice vuole giustizia“, seguita da quasi 50.000 persone: “Gente che ci commuove – conclude mamma Benedetta – pronta a dimostrarci con i fatti la propria vicinanza”.