Ci sono spesso immagini più eloquenti di qualsiasi discorso, istantanee talmente pregne di significato da spiegare, da sole, quanto sta accadendo in un determinato contesto. Tra la folla di manifestanti, radunatisi ieri davanti Montecitorio per sensibilizzare il Governo sulla necessità di riapertura al pubblico dei servizi, ha colpito in particolare l’espressione rabbiosa e al contempo disperata di un uomo. Si tratta di Filippo Accetta, 51enne palermitano padre di tre figli. A lui, come al resto degli amministratori di attività di bar, di ristorazione e di molti altri esercizi commerciali presenti, la pandemia ha tolto la serenità ma non la voglia di lottare. A comprendere l’estremo disagio patito dal commerciante è stato un agente. Dismessi per un attimo i panni del poliziotto in tenuta anti-sommossa, questi ha ritenuto bene di avvicinarsi per prestargli conforto.
“Ho apprezzato tanto il gesto dell’agente – afferma Filippo Accetta raggiunto da Palermo Live -, capace di immedesimarsi nella mia esasperazione. Prima della scena ripresa e poi divenuta virale, ero giunto al punto di non farcela più, mi ero messo a urlare, ero una vera e propria mina vagante. Sentirmi rincuorare da quest’uomo, sentirmi dire che lui stesso, in quanto padre di famiglia, comprendeva appieno le ragioni della mia disperazione, mi ha colpito nel profondo. Ciò che è accaduto è l’ennesima dimostrazione del fatto che le forze dell’ordine non sono contro i lavoratori, bensì vittime come noi di questo sistema.“
Come detto, Filippo Accetta è un orgoglioso papà di tre figli. – “Il maggiore è laureato in giursisprudenza, l’altro ha 30 anni e il più piccolo 18 “-. Cresciuti, assieme alla moglie, con il sudore della fronte tra mille fiere allestite in giro per l’Italia. “Sono un piccolo imprenditore, rappresentante dei mercati e lavoro nell’ambito delle fiere in giro per l’Italia. Il nostro settore è fermo da qualcosa come 14 mesi, una situazione ai limiti della sopportazione“. Sopportazione ormai sfociata in esasperazione: migliaia di partite iva, ridotte sul lastrico dal Covid-19, cercano di ottenere risposte concrete da chi è preposto a fornirle.
“Siamo partiti alla volta di Montecitorio determinati ma animati dalle migliori intenzioni. La nostra volontà era quella di essere ricevuti dai politici, coloro che hanno il dovere di dare risposte certe a chi si trova in una situazione di enorme difficoltà. La rabbia è scaturita quando abbiamo appreso che non ci volevano ricevere.”
La piazza dunque si inferocisce, vengono tolte di peso le transenne “perchè a quel punto la volontà era di irrompere tutti a Montecitorio. Siamo lavoratori, non delinquenti, motivo per il quale non dovrebbero esserci problemi nell’ascoltarci. La violenza va assolutamente contro i nostri principi, va sempre e comunque condannata, ma è al contempo sbagliato essere ignorati. Fortunatamente è intervenuta la Digos, che ha fatto da intermediaria affinchè fosse ricevuta una delegazione di cinque persone. Effettivamente siamo riusciti nell’intento di entrare a Montecitorio, e, nononostante l’assenza di Draghi, impegnato in Libia, abbiamo depositato tutte le nostre proteste.” Proteste che oggi sono al vaglio del Senato.
“Ci hanno detto che entro 48 ore avremo risposte per capire quale sarà la direzione da prendere. Sanno bene che il disagio sociale è tale da rischiare di degenerare in una vera e propria polveriera. D’altronde siamo stati chiari: se entro 48 ore non avremo risposte concrete, porteremo a Roma 20 volte il numero delle persone presenti ieri“.